Mars One ha rinviato l’ambizioso progetto di colonizzazione di Marte al 2027: un problema legato al flusso dei fondi che ha causato ritardi alla programmazione dei lavori.
Secondo quanto ha raccontato il CEO Bas Lansdorp con un video su YouTube , finora sperimentazioni e sviluppo di tecnologie erano stati portati avanti con i fondi raccolti nel 2013, tuttavia la seconda tornata di investimenti – pur essendo stata di successo – ha subito ritardi burocratici che adesso di ripercuotono sulla ricerca e sulla tabella di marcia.
Il progetto privato, d’altronde, non fa della fretta la sua caratteristica principale, quanto dell’ambizione: vuole stabilire una colonia umana sul Pianeta Rosso puntando sulla gestione delle coltivazioni in serra, lo sfruttamento delle tecnologie già sviluppate ed il reclutamento dei primi avventurieri , disposti a mettere la propria vita talmente in pericolo da costituire un problema per le polizze di assicurazione sulla vita.
Così, dal primo obiettivo che prevedeva l’immaginifica prima pietra della colonia da porre nel 2025, ora l’obiettivo è slittato al 2027, almeno secondo i calcoli di Lansdrop. Il CEO ha infatti riferito che la situazione burocratica dovrebbe sbloccare i nuovi investimenti questa estate: una data che comporterà dei ritardi sui lavori programmati, ma che dovrebbe poi permettere di recuperare in un paio di anni.
La prossima scadenza per Project Mars One è la missione senza piloti da lanciare nel 2018 (ora 2020) insieme a Lockheed Martin e che prevede una prima sonda per esplorare le condizioni del Pianeta Rosso.
L’intervento di Lansdrop, tra l’altro, è servito anche a smentire quanto riferito da uno dei candidati a diventare un colonizzatore di Mars One, il ricercatore ed ex NASA Joseph Roche, secondo cui le richieste di partecipazione alla missione (quasi suicida) sarebbero state appena poco meno di 3mila e non 200mila come riferito da Mars One. La selezione finale, poi, sarebbe avvenuta solo in base a canoni finanziari, cioè agli investimenti e alle donazioni sostenute dagli aspiranti partecipanti nella missione stessa, nonché dal merchandising da essi acquistato.
A smentire le accuse di Roche sono peraltro intervenuti anche i 100 candidati coloni finalisti, che hanno ribattuto a tutte le accuse specificando che le due cifre si riferiscono a due parametri differenti: oltre 200mila sono coloro che hanno fatto richiesta di partecipazione al concorso di selezione, ma solo poco meno di 3mila sono arrivati a fare un video per parteciparvi effettivamente. Inoltre riferiscono che è normale che in una missione come Mars One ad essere premiati siano anche coloro che riescono ad attirare meglio l’attenzione, in modo da aiutare la raccolta di fondi necessaria a favorirne la realizzazione, ma d’altra parte non ci sarebbe alcun obbligo di natura finanziaria a pendere sui partecipanti.
Claudio Tamburrino