Chi sostiene l’esistenza di UFO e alieni nei giorni scorsi ha trovato un nuovo appiglio a cui aggrappare le proprie teorie: una fotografia scattata alla superficie di Marte nel dicembre 2006 e in seguito pubblicata da NASA (visibile anche su Google Arts & Culture), così descritta dall’Università dell’Arizona: Questa immagine mostra gli spettacolari livelli esposti nella parte inferiore di Candor Chasma, un grande canyon nel sistema delle Valles Marineris
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Lo spettacolo naturale di Candor Chasma e la teoria degli UFO
Una piccola porzione dello scatto espone quella che, secondo qualcuno, potrebbe essere la traccia lasciata da un disco volante dal diametro pari a circa 10-15 metri schiantatosi sul pianeta rosso prima di essere ricoperto da polvere e detriti.
Tra coloro che sostengono la tesi dell’oggetto volante non identificato c’è Jean Ward, gestore dell’omonimo canale YouTube con migliaia di iscritti, che ha condiviso il proprio punto di vista, mettendo però le mani avanti e specificando in apertura quanto segue.
La maggior parte (o la totalità) delle anomalie o degli artefatti citati in questa presentazione potrebbero essere esito di processi geologici, ma in conseguenza alla mancanza di informazioni specifiche dalle fonti possiamo solo speculare se siano di origine naturale o artificiale.
A spiegare la reale natura dello scatto e la stessa Università dell’Arizona. Insomma, al momento gli unici artefatti alieni mai atterrati sulla superficie del pianeta rosso sono quelli inviati dall’essere umano, inclusi il rover Perseverance e l’elicottero Ingenuity.
Il canyon potrebbe essere stato riempito fino all’orlo dagli strati sedimentari, successivamente erosi, con tutta probabilità dal vento. Le colline dalla forma allungata rappresentano le aree in cui la roccia è più dura a causa della differente dimensione delle particelle sedimentate, delle alterazioni chimiche o di entrambi i fattori.
Forse in futuro troveremo tracce e prove concrete di una civiltà extraterrestre o i segni da essa lasciati durante la sua esplorazione del sistema solare o dell’universo, ma quel giorno ancora non è arrivato.