Da qui a una ventina d’anni l’uomo andrà su Marte, vi si stanzierà con il primo avamposto extraterrestre e renderà l’umanità una specie con domicilio su due pianeti diversi. O almeno è così che desidererebbe Buzz Aldrin , membro della storica missione Apollo 11 che per prima ha portato l’uomo sulla Luna nell’oramai lontano 21 luglio 1969.
Aldrin, che alla veneranda età di 83 anni non ha alcuna intenzione di dismettere la tuta – metaforica – da astronauta, torna sulla questione con il suo nuovo libro Mission to Mars , scritto assieme a Leonard David e incentrato su quello che occorrerebbe fare per approdare sul Pianeta Rosso entro i prossimi due decenni.
Anche in casa NASA, nonostante i tagli brutali al budget subiti dalla politica in questi anni, la spedizione dei primi uomini (americani) su Marte è un sogno che sa di passato e che continua a rappresentare una delle priorità dell’agenzia spaziale statunitense.
Ma al momento NASA non ce la può fare da sola, ha spiegato l’amministratore Charles Bolden in occasione del summit Humans to Mars, e l’apporto tecnologico-ingegneristico del settore privato è ora più che mai essenziale per poter raggiungere il comune obbiettivo del primo, storico ammartaggio .
Per il momento NASA si limita a studiare, una alla volta, le tante sfide poste dalla ipotetica missione marziana come la necessità di gestire coltivazioni in un ambiente ostile e senza luce solare (non filtrata dalla rarefatta atmosfera di Barsoom ) o tenere conto del peculiare sistema atmosferico nella parte nord del pianeta.
Certo è che il fascino del viaggio verso Marte non ha mai fatto così tanta presa presso il pubblico, se i primi dati provenienti dal programma di reclutamento di Mars One hanno un significato: in due delle 19 settimane previste, il numero di persone che si sono iscritte alla missione marziana – potenzialmente senza ritorno – sono già 80mila . Iscritto anche un programmatore della software house videoludica Valve.
In attesa di trasformare i sogni in realtà, quello che è possibile fare oggi sul pianeta Rosso è osservare da remoto i frutti del lavoro di ricerca del rover Curiosity: dopo il blackout primaverile dovuto alla “scomparsa” di Marte dietro il Sole, al drone è stato ordinato il risveglio con tanto di “update” del software per la gestione del laser in dotazione allo strumento ChemCam .
Alfonso Maruccia