Nulla è stato lasciato al caso durante la lunga e meticolosa fase di progettazione del rover Perseverance portato dalla NASA su Marte, atterrato il 18 febbraio con una spettacolare discesa e che già ci sta inviando immagini suggestive del pianeta rosso, nemmeno a livello di comparto hardware. Tra le componenti delegate alla sua gestione c’è anche un processore di 23 anni fa: si tratta di RAD750, variante ottimizzata per resistere alle temperature estreme dell’unità PowerPC 750, la stessa scelta da Apple per portare sul mercato nel 1998 il computer iMac G3 che si sarebbe poi rivelato decisivo per il prosieguo del business di Cupertino.
PowerPC 750: dall’iMac G3 a Perseverance su Marte
Una CPU single core con circa 6 milioni di transistor e una frequenza da 233 MHz, nulla a che vedere con quelle odierne integrate nei dispositivi che tutti noi abbiamo in tasca o sulla scrivania. Per fare un confronto, il chip M1 presente nei Mac di ultima generazione arriva a 16 miliardi di transistore e a 3,2 GHz.
Ciò nonostante, la velocità e la forza bruta non sono i requisiti richiesti dall’agenzia aerospaziale statunitense: vien prima l’affidabilità. Una scelta comprensibile considerando l’investimento da 2,7 miliardi di dollari necessario per costruire il rover e inviarlo su un pianeta a centinaia di milioni di chilometri da noi (la distanza tra la Terra e Marte varia da circa 57 a oltre 400 milioni in base alle orbite).
Era accaduto anche nel 2006 con la sonda New Horizons basata su Moongoose-V, una versione “rugged” del processore MIPS R3000 impiegato tra le altre cose sulla prima console PlayStation. La CPU RAD750 è già impiegata in un centinaio circa di satelliti in orbita intorno alla Terra, tutti ancora funzionanti.