Marvell dice la sua sull’argomento cloud computing, con la complicità di ARM . Il nuovo Armada XP presentato nei giorni scorsi è un promettente system-on-chip quad-core basato su architettura ARM v7 MP a 1,6 GHz e destinato ai sistemi server. La sigla XP sta per eXtreme Performance.
Il giovane SoC integra 2MB di cache L2 e un controller DDR3 single channel, in grado di gestire in scioltezza moduli da 800MHz. Il sistema supporta poi l’input e l’output di diverse periferiche: gigabit Ethernet, Serial ATA, diverse porte USB e un totale di quattro interfacce PCI Express 2.0. Stando alla scheda tecnica, Armada XP non consumerebbe neanche troppo. Per amministrare 16.600 milioni di istruzioni al secondo (DMIPS) bastano meno di 10 watt.
A fare la vera differenza, rispetto alla storica architettura x86 utilizzata da Intel e AMD, sarebbe proprio il significativo risparmio energetico. Un chip che non ha bisogno di essere raffreddato esageratamente è in grado di abbassare in maniera significativa i costi di gestione che riguardano server e data center.
Per il cofondatore di Marvell, Weili Dai, siamo di fronte ad una svolta epocale. “L’arrivo di una soluzione così performante per le applicazioni cloud computing enterprise è un traguardo importantissimo, sopratutto nella rivoluzione mobile Internet. I server mobili cloud computing equipaggiati con Armada XP giocano un ruolo chiave nel concetto di ecosistema unificato”.
Qualcuno non è però d’accordo con questa tesi. Il potenziale dell’Armada XP è certamente interessante ma ARM deve ancora dimostrare il suo valore fuori dal territorio smartphone . La versione “test” consegnata ai primi clienti, lavora solamente a 32-bit e sembra che non possa essere sfruttata in configurazioni multi-socket. Per il momento, inoltre, non esistono applicativi server compatibili con la sua architettura.
Sulla carta , ARM è quindi pronto a trasformarsi in una valida e flessibile alternativa per l’integrazione verticale, dato che “chiunque” può costruire chip utilizzando il set di istruzioni dell’azienda britannica. Ma il fatto di dover riscrivere il software che era stato progettato per i server x86 potrebbe rappresentare un freno per la sua diffusione.
Roberto Pulito