In queste ore di restrizioni e recrudescenza dei contagi in tutta Italia, torna utile comprendere come verificare se le mascherine in offerta acquistate online a prezzi vantaggiosi possano essere realmente protettive, certificate ed omologate per il tipo di protezione che si intende conseguire.
I fatti recenti dimostrano l’importanza di conoscere i dettagli, capire cosa si sta acquistando ed evitare così di cadere in tranelli verbali che possano portarci verso scelte – oltre che sbagliate – pericolose. Note, infatti, sono le indagini in corso tanto su grandi lotti di mascherine chirurgiche d’importazione, quanto su mascherine tanto note al pubblico quanto – ora – alle procure.
Come verificare le mascherine che si stanno per acquistare?
Una prima importante informazione in tal senso è fornita da Accredia, “Ente italiano di accreditamento”, che riassume le informazioni necessarie affinché un prodotto possa essere verificato. Secondo quanto spiegato, qualora un DPI sia stato vagliato da un organismo notificato, deve riportare:
- nome e numero di identificazione dell’organismo notificato;
- nome e indirizzo del fabbricante e, qualora la domanda sia presentata dal mandatario, nome e indirizzo di quest’ultimo;
- identificazione del DPI oggetto del certificato (numero del Tipo);
- dichiarazione in cui si attesta che il Tipo di DPI soddisfa i requisiti essenziali di salute e di sicurezza applicabili;
- se le norme armonizzate sono state applicate in tutto o in parte, i riferimenti di tali norme o parti di esse;
- se sono state applicate altre specifiche tecniche, i loro riferimenti;
- se del caso, il livello di prestazioni o la classe di protezione del DPI;
- per i DPI prodotti come unità singole per adattarsi a un singolo utilizzatore, la gamma delle variazioni consentite dei parametri pertinenti sulla base del modello di base approvato;
- la data di rilascio, la data di scadenza e, se del caso, la data o le date di rinnovo;
- le eventuali condizioni connesse al rilascio del certificato;
- per i DPI della categoria III, una dichiarazione secondo cui il certificato deve essere utilizzato solo in combinazione con una delle procedure di valutazione della conformità di cui all’articolo 19, lettera c).
Un apposito database europeo (NANDO) contiene i vari enti, con tutti i dettagli necessari: il numero che li contraddistingue è una delle informazioni essenziali che il prodotto deve riportare in evidenza al fine di procedere ad un acquisto sicuro.
Diciture generiche sui facsimili di certificati presentati a supporto di DPI del tipo FFP2 e FFP3 che contengano diciture come “Qualified Certificate“, “Protective Mask” o “Contrasto COVID-19” non sono previste dalla legislazione vigente e anzi rappresentano un elemento che può confondere i consumatori finali e di cui bisogna diffidare ponendo la massima attenzione alla reale conformità del DPI che viene proposto.
Un altro strumento utile è un motore di ricerca disponibile sul sito del Ministero della Salute, molto preciso ma, al tempo stesso, non di semplice utilizzo. Vi si può accedere qui.
Una apposita infografica (qui) riassume tutte le informazioni essenziali per poter effettuare la propria verifica.
Un esempio
Alla luce della maggior pericolosità dei contagi della cosiddetta “variante inglese”, il consiglio generalizzato è quello di mettere da parte le mascherine “di comunità”, limitare l’uso di quelle chirurgiche e di prediligere nella maggior parte dei casi le FPP2. Meglio garantire per sé e per gli altri un filtro di maggior efficienza, insomma, ma previo un accurato controllo sulla certificazione disponibile.
Partiamo da una offerta disponibile in queste ore su Amazon: 25 mascherine FPP2 certificate, confezionate singolarmente, denominate STM-6010 e disponibili al vantaggioso prezzo di 0,80 euro cadauna. In questo caso la certificazione promessa è la EN 149: 2001 + A1: 2009 dell’ente 0370 (APPLUS). I dati sono dunque esplicitati e verificabili, così come in molte (non tutte) altre offerte disponibili online.