Il Massachusetts sta introducendo una tassa sulle app di car-sharing destinata – tra l’altro – a raccogliere fondi per iniziative a favore dell’industria tradizionale dei taxi. I servizi che attraverso app mobile offrono passaggi in automobile ai propri utenti dovranno pagare (fino al 2026) un balzello di 20 centesimi ( oltre alle tasse già previste dalla normativa nazionale) su ogni corsa effettuata e non potranno rifarsi di tale costo sui propri passeggeri.
A firmare la nuova forma di tassazione, insieme ad un pacchetto di altre norme che interverranno nel settore dei trasporti, è stato il governatore repubblicano Charlie Barker: sembra rappresentare un unicum nel panorama a stelle e strisce soprattutto perché la somma che verrà raccolta sarà destinata a finanziare il settore tradizione dei taxi, ovvero quello maggiormente minacciato dall’innovazione rappresentata da Uber, Lyft e compagni.
Secondo la normativa , infatti, 5 centesimi dei 20 così raccolti su ogni corsa saranno impiegati , anche se al momento mancano dettagli su come verrano raccolti i soldi e dettagli di spesa precisi, per adottare “Nuove tecnologie e servizi avanzati e migliorare le operazioni e la sicurezza del settore”, nonché supportare lo sviluppo della forza lavoro.
Si tratta potenzialmente di milioni di dollari : solo Lyft e Uber insieme nel Massachusetts effettuano 2,5 milioni di corse al mese . Nonostante questo la misura non sembra accontentare la frangia più intransigente dei tassisti che hanno fatto intendere che ritengono i servizi via app illegali, in quanto non adeguati alle normative a cui loro sono sottoposti. Inoltre i gestori di servizi di car sharing non sembrano disperati per la nuova tassa: sembra anzi che sia il costo che hanno dovuto accettare per non vedersi imposte altre restrizioni molto più fastidiose. Al momento, per esempio, continuano a poter effettuare le remunerative corse da e per l’aeroporto di Boston.
Claudio Tamburrino