A trascinarlo in tribunale sono stati i suoi stessi ex-utenti, ormai stufi di una gestione poco pulita dei propri vecchi profili. Una class action ha dunque investito i responsabili di Match.com , tra le più popolari piattaforme di dating online in terra statunitense. Stando alle accuse, il sito non avrebbe fatto alcunché per cestinare gli account ormai inattivi, addirittura cercando di obbligare i suoi iscritti a pagare nuovamente per accedere a determinati servizi .
Tecniche fraudolente, messe in atto da Match.com con lo specifico fine di ingannare i più sprovveduti. Il sito avrebbe contattato gli utenti inattivi segnalando loro la presenza di anime gemelle in cerca d’incontri, ovviamente visualizzabili solo dopo aver rinnovato l’abbonamento. Alcuni iscritti avrebbero poi amaramente scoperto la completa assenza di qualsivoglia proposta a sfondo sentimentale .
Ma c’è di più . Sempre secondo i termini della class action, il 60 per cento dei profili presenti su Match.com sarebbe costituito da account morti, oltre che da iscrizioni totalmente fasulle . Questi ultimi account sarebbero gestiti da scammer e affini, pieni zeppi di fotografie pornografiche prese a prestito da altri spazi web. I responsabili della piattaforma provvederebbero alla rimozione degli utenti inattivi soltanto se sollecitati da specifici reclami.
Il sito di dating statunitense avrebbe dunque tutta l’intenzione di mantenere – almeno nominalmente – tutti gli account, in modo da poter sbandierare i suoi numeri da record. Un sistema utile per dichiarare guerra ai suoi competitor, come ad esempio Plentyoffish.com . Quest’ultimo era stato denunciato proprio da Match.com per aver snocciolato statistiche fasulle, ma soprattutto per aver parlato di una superiorità numerica chiaramente impossibile.
Mauro Vecchio