Ci si chiedeva come e se la politica si sarebbe espressa sul contact tracing all’italiana, spostando così gli equilibri sulla base delle simpatia dei vari leader e sulla capacità argomentativa dei singoli sull’argomento specifico. Ebbene, Matteo Salvini si è ora schierato contro l’app Immuni. Lo aveva in realtà già fatto indirettamente prima di oggi, demandando la posizione della Lega ai propri esponenti regionali che a più riprese hanno espresso dubbi sull’app (Friuli, Veneto, Piemonte). Ma oggi, nel giorno di avvio del test su scala regionale, ha espresso direttamente la propria opinione personalmente, a domanda esplicita, in occasione della visita all’associazione “La Lega del Filo d’Oro” presso Osimo (Ancona). E si tratta di una posizione “assolutamente” contraria.
Matteo Salvini: da Immuni voglio garanzie
Queste, testuali, le parole di Matteo Salvini:
Gli italiani chiedono garanzia totale sulla protezione e la tutela della riservatezza dei loro dati e quindi fino a quando non ci sarà questa garanzia totale, io non scarico assolutamente nulla.
Una frase al volo, all’interno di una intervista che spazia su più temi, e che non lascia all’ex-ministro dell’Interno di poter approfondire il proprio pensiero sul progetto Immuni. Stando a queste brevi considerazioni è complesso capire la reale posizione di Matteo Salvini poiché, in quanto a garanzia sulla tutela dei dati personali, si è già espresso il Garante Privacy. Proprio il Garante ha indicato la via, felicitandosi per il lavoro posto in essere e per misure definite “proporzionate” per la gestione dei dati ed il contenimento di ogni rischio. Non sono mancate le riserve, ma all’interno di un processo di crescita ulteriore ed a seguito dell’approvazione per quanto fin qui posto in essere. Semaforo verde, dunque, dalla massima autorità nazionale in tema di tutela della privacy.
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Se il Garante garantisce, insomma, le garanzie sembrano esserci. O quantomeno non possiamo pensare diversamente, salvo mettere in discussione il lavoro stesso dell’Authority. La posizione – chiaramente lecita – della Lega appare dunque più che altro di colore politico, chiarendo così in modo inoppugnabile lo scontro in corso tra maggioranza e opposizione, senza far sconti, su qualsiasi argomento. Chiaramente queste parole, però, pesano: l’opinione di un leader di quello che dai sondaggi è il primo partito in Italia, inevitabilmente ha conseguenze a prescindere dal merito. L’analisi del Garante Privacy viene inevitabilmente adombrata, pur se più densa di argomentazioni e sicuramente ben più analitica. E dar risposte a Salvini in questa situazione diventa complesso visto che le domande stesse sembrano giungere tardive sull’argomento.
Gli ostacoli politici, la disinformazione quotidiana (si moltiplicano su radio e tv le descrizioni approssimative dell’app, creando confusioni di cui occorrerebbe in questa fase fare sicuramente a meno) e le sbavature di una fase di test propedeutica al prossimo lancio del progetto su scala nazionale, inevitabilmente creano un handicap alla corsa dell’applicazione. Chi ancora non si è fatto sufficientemente sentire, però, è il fronte del “si”: solo una piena convinzione da parte del Governo e dei media persuasi dalla bontà del progetto potrà raddrizzare una strada che rischia di farsi estremamente impervia.
Al peso della diffidenza iniziale dovrà fare da contropeso la forza delle argomentazioni e della capacità persuasiva di chi, da adesso in avanti, sarà al lavoro per convincere i cittadini ad inseguire un numero di download utili a rendere efficiente il lavoro di contact tracing e utile l’impegno di chi ha profuso tempo e competenza in questa chimera. Troppo tardi? Forse, ma fortunatamente c’è ancora tempo: l’obiettivo è quello di avere Immuni in piena efficienza entro l’estate, così da approcciare il periodo autunnale con un’arma in più. Il ruolo della politica in tal senso sarà sicuramente fondamentale.