La Commissione europea aveva presentato il 16 settembre 2022 la proposta di legge, denominata European Media Freedon Act (EMFA), che introduce diverse misure per proteggere la libertà di stampa. Il testo, modificato e approvato dal Consiglio, contiene un’eccezione relativa all’uso di spyware che potrebbe avere gravi conseguenze per i giornalisti.
Spyware a norma di legge?
La bozza della legge presentata dalla Commissione europea vieta chiaramente l’uso degli spyware ai danni dei giornalisti e delle loro famiglie. Il Consiglio ha confermato che le norme limitano il ricorso ai software spia con l’obiettivo di proteggere i giornalisti e le loro fonti.
L’uso di spyware è consentito, in assenza di altri strumenti investigativi, durante le indagini sui reati gravi (ad esempio terrorismo, maltrattamento di minori e omicidio) e per motivi di sicurezza nazionale. Quest’ultima eccezione consentirebbe ai governi dei paesi europei di installare spyware sugli smartphone dei giornalisti.
Sophie in’t Veld, deputata olandese che ha seguito l’indagine sul famigerato Pegasus, ha dichiarato che quella della sicurezza nazionale è una bugia. Secondo la Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ), le decisioni dei legislatori mettono in pericolo la libertà dei media.
Sappiamo troppo bene come la difesa della sicurezza nazionale venga utilizzata in modo improprio per giustificare violazioni della libertà dei media.
In seguito alla modifica chiesta e ottenuta dalla Francia, gli Stati membri potrebbero installare spyware sugli smartphone dei giornalisti, se sospettano che le loro fonti possano parlare con criminali coinvolti in qualsiasi cosa che lo Stato percepisca come una minaccia.
Ancora più duro il commento di European Digital Rights (EDRi) sul testo attuale della legge:
Il Consiglio sta compiendo passi pericolosi verso la legalizzazione di forme inaccettabili di sorveglianza contro i giornalisti e le loro fonti.
Toccherà ora al Parlamento europeo di comunicare la sua posizione in merito. Successivamente verranno avviati i negoziati tra Consiglio e Parlamento. L’obiettivo è concludere i negoziati prima delle elezioni del 2024.