Costa cara la fuga di notizie che ha svelato al mondo le trame che si intessevano in MediaDefender, il braccio info-armato dell’industria dei contenuti: centinaia di migliaia di dollari si volatilizzeranno dal bilancio trimestrale dell’azienda.
È un documento pubblico e ufficiale rintracciato da P2PBlog a rivelare i dettagli finanziari dello scoperchiamento del vaso di Pandora avvenuto a settembre. MediaDefender, impegnata da anni ad infiltrarsi nelle reti dello sharing per consegnare alle major i pirati del copyright, ha attirato le ire del gruppo MediaDefender-Defenders .
Penetrati nell’account Gmail di un dipendente, gli smanettoni di Mediadefender Defenders si erano impossessati dei dati e avevano gettato in pasto ai downloader nell’ordine 6621 email riservate , zeppe di informazioni tecniche e di dati sensibili, il codice sorgente del software sviluppato per acchiappare i pirati e un database dei tracker e dei file esca che l’azienda utilizzava.
Il corrispettivo in denaro del leak? 825mila dollari : abbastanza per prosciugare i profitti trimestrali di ArtistDirect , la società che possiede MediaDefender. Così, stando ai calcoli dell’azienda, sono stati ripartite le perdite: 600mila dollari per rifondere i clienti , quattro dei quali garantiscono a MediaDefender il 66% dei suoi introiti; 225mila dollari si sono invece volatilizzati in ” spese legali , di consulenza e altri costi diretti conseguenti la breccia che si è aperta prima del 30 settembre.”
Quanto peserà effettivamente la fuga di dati sul bilancio dell’azienda? P2Pblog calcola per il terzo quarto del 2007 una perdita netta di 183mila dollari, a fronte degli 839mila dollari di guadagni netti fatti registrare nello stesso periodo dello scorso anno.
E per ciò che attiene all’immagine di MediaDefender? Che ne sarà dell’aura che circonda ArtistDirect, della positività che aleggia attorno al suo brand? Il parametro intangibile dell’umore dei clienti sembra rimanere invariato. Merito forse dei ritmi serrati con cui stanno procedendo le indagini interne “che si sono tradotte in una revisione di procedure e policy e in un miglioramento dei protocolli di sicurezza per le reti.”
Gaia Bottà