MPAA ha denunciato Megaupload. Mentre, dunque, i file che gli utenti avevano caricato sulla piattaforma (che siano copie private, backup legittimi o anche propri file originali) restano bloccati dal sequestro imposto dal DOJ ( Department of Justice ), a più di due anni dalla chiusura del sito per mano delle autorità statunitensi arriva la denuncia di Hollywood.
Sul banco degli imputati, oltre al sito, anche il suo fondatore Kim Dotcom, che con il sito per la condivisione di contenuti ha incassato solo nel 2010 più di 43 milioni di dollari e che nel 2012 è stato arrestato, uscendo però su cauzione. Da allora è rimasto al centro del dibattito sul diritto d’autore online ed ha persino organizzato la sua discesa in campo politico.
Ad adire la Corte distrettuale della Virginia sono state 20th Century Fox, Disney, Warner, Universal, Columbia, Paramount : hanno chiesto un risarcimento il cui totale rimane riservato ma che sembra partire da una valutazione di 150mila dollari per ogni infrazione, più il profitto generato dall’imputato . Secondo le 24 pagine della tesi dell’accusa “Megaupload aveva costituito un sistema di incentivi per premiare gli utenti che caricavano i contenuti di maggior successo sulla piattaforma”.
Tra le accuse che hanno più infastidito Kim Dotcom, la supposizione, secondo l’avvocato delle major, che si trattasse soprattutto di film pirata: come sottolinea lui stesso , invece, Megaupload non dava alcuna ricompensa per l’upload di file superiore ai 100 MB, quindi questi erano assolutamente esclusi dal sistema di ricompense creato per il sito di condivisione.
Status update:
Now it’s David vs Goliath & Godzilla
– Kim Dotcom (@KimDotcom) April 7, 2014
Dotcom, poi, sottolinea come fosse impossibile ottemperare alla richiesta della major di adottare un filtro per cancellare automaticamente i file copia di contenuti protetti: il problema – tuttavia – è che data la possibilità di avere una copia legittima di backup di un contenuto acquistato, non tutte le copie sono illegittime.
Claudio Tamburrino