Sono trascorsi oltre tre anni dal sequestro di Megaupload, da quando il governo statunitense ha preso il controllo dei domini della piattaforma per ridurli al silenzio: nei giorni scorsi, si presentavano come un ricettacolo di malware, truffe e pornografia.
You have to see this to believe it:
Porn, drugs, malware & ad scams brought to you by the US Department of Justice.
– Kim Dotcom (@KimDotcom) 28 Maggio 2015
A segnalarlo, tradendo una certa soddisfazione, è Kim Dotcom: fino all’inizio del 2012 regnava su Megaupload.com e Megavideo.com , prima di rassegnarsi alla chiusura d’ufficio. A ricostruire i fatti , un’indagine di Ars Technica , che spiega come le autorità statunitensi abbiano perso il controllo degli spazi online al centro di un processo che si deve ancora celebrare, e non solo.
Semplicemente, l’FBI ha dimenticato di rinnovare la registrazione di Cirfu.net , il dominio di riferimento della sua Cyber Initiative and Resource Fusion Unit, che si occupa del contrasto alla cybercriminalità online: Cirfu.net era stato registrato nel 2009 per fungere da destinazione per gli utenti che visitassero siti sottoposti a sequestro. Dopo un primo rinnovo nel 2011, eseguito senza adottare servizi di anonimato e rivelando così l’appartenenza alle autorità americane, è stato rinnovato anche nel 2013, ma non alla scadenza ricorrente nel 2015. Dopo l’ordinario periodo di fermo, c’è chi è stato lesto nell’ accaparrarsi la nuova registrazione: si tratta di tale Earl Grey , responsabile di Syndk8 Media Limited, azienda apparentemente operativa nell’ambito dei traffici di domini. L’azienda, mantenendo le redirezioni dei domini di valore che puntano a Cirfu.net, avrebbe venduto spazio e traffico ad inserzionisti truffaldini e spammer.
L’FBI, trascorsa una manciata di giorni dalla nuova registrazione da parte di Syndk8, ha avviato un’indagine e ha richiesto la sospensione dei Cirfu.net , ora irraggiungibile insieme ai siti oggetto di sequestro.
Gaia Bottà