Cinque milioni di dollari, promessi a chiunque abbia l’ardire di supportare con la propria testimonianza gli oscuri rapporti che legherebbero l’industria del copyright e i Palazzi del potere statunitensi, relazioni che avrebbero innescato il caso Megaupload, che potrebbe chiudersi con l’estradizione del suo fondatore Kim Dotcom.
My case is unfair:
I was declined discovery
I didn’t get my own data back
I need Whistleblowers
I am offering USD $5M
http://t.co/OhE7k3KlUL
– Kim Dotcom (@KimDotcom) 8 Giugno 2014
Kim Dotcom ha già esposto le proprie teorie in un documento che da mesi campeggia sul suo sito: secondo il fondatore di Megaupload le motivazioni del raid operato dalle autorità nei confronti del suo servizio di hosting sarebbero da ricercare nelle trame che si sono intessute fra l’ex-senatore statunitense Chris Dodd, a capo di MPAA, e l’amico nonché vicepresidente degli States Joe Biden. Hollywood avrebbe barattato il supporto alla rielezione dell’amministrazione Obama con una azione diretta nei confronti del servizio di hosting.
La parola di Dotcom non sarebbe evidentemente sufficiente per scagionarlo, per questo motivo cerca supporto in chiunque sia informato dei fatti e sia disposto ad offrire la propria testimonianza: “stiamo cercando informazioni che provino la condotta illegale o corrotta da parte del governo degli Stati Uniti, del governo neozelandese, delle agenzie di intelligence, delle forze dell’ordine e di Hollywood”, spiega Dotcom a TorrentFreak .
“Pagherò per quelle informazioni”, promette Dotcom, invitando coloro che possano sostenerlo con informazioni utili alla causa ad affidare le proprie rivelazioni a SecureDrop , la piattaforma per whistleblower recentemente inaugurata dal Guardian , e a prendere tutte le precauzioni necessarie per far perdere le proprie tracce, affidandosi ad un Internet café per inviare i file stoccati su supporti da distruggere dopo l’uso.
Le modalità con cui Dotcom elargirà la taglia sulle informazioni di cui necessita sono ancora da formalizzare, così come è ancora da decidere il destino dei suoi beni sequestrati dalle autorità neozelandesi, ma il fondatore di Megaupload confida nel fatto che la sua determinazione possa bastare come garanzia: “Questa battaglia è appena iniziata e ci vorrà del tempo – prospetta – Ma alla fine ne usciremo vittoriosi e faremo vedere chi ha abusato del proprio potere”.
Gaia Bottà