Ha interrotto un lungo periodo di silenzio, in un’intervista esclusiva alla testata online TorrentFreak . Il boss del file hosting Kim Dotcom è così tornato a parlare del suo mega-impero, a più di due mesi dal raid statunitense che ha sigillato il cyberlocker Megaupload e le sue numerose diramazioni digitali.
Ancora una volta, Dotcom ha rispedito al mittente le accuse di associazionismo criminoso e di violazione del copyright su larga scala. Il founder di origini tedesche ha infatti sottolineato come il suo sito abbia sempre rispettato i dettami legislativi del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) , rimuovendo prontamente i file illeciti.
In particolare , gli Stati Uniti avevano tirato in ballo una canzone del rapper 50 Cent, caricata dallo stesso Dotcom in barba ai legittimi titolari dei diritti. Ma il founder non avrebbe mai predisposto un link pubblico per la canzone , oltretutto frutto di una copia personale acquisita in maniera del tutto legale.
Al di là della questione DMCA, il founder ha svelato come decine di migliaia di soldati statunitensi fossero utenti attivi sul cyberlocker con base a Hong Kong. Alcune tra le principali agenzie governative degli Stati Uniti avrebbero aperto un account sulla piattaforma di file hosting.
Vecchi amici ora diventati acerrimi nemici? Il ragionamento – almeno secondo TorrentFreak – sarebbe valido anche per le grandi major di Hollywood, rappresentate dalla Motion Picture Association of America (MPAA). La redazione della testata ha infatti pubblicato una serie di curiose email inviate al cyberlocker.
Disney, Fox, Warner Bros. Alcuni executive delle grandi case di produzione cinematografica avrebbero così chiesto ai vertici di Megaupload il caricamento di contenuti esclusivi per gli utenti . Si citano ad esempio clip e trailer di film come Il Cavaliere Oscuro e Sex and the City .
“Potreste passare le mie informazioni al vostro content manager?”, chiede un dipendente di Warner Bros. La stessa major di celluloide avrebbe offerto ai responsabili del sito uno strumento RSS per la pubblicazione automatica dei contenuti . L’industria del cinema era dunque così ansiosa di collaborare con il grande nemico del copyright?
Mauro Vecchio