Si è presentato al cospetto di un giudice distrettuale nello stato della Virginia, avviando il repentino contropiede legale del suo assistito Kim Dotcom. Ira Rothken, agguerrito avvocato dell’impero del file hosting Megaupload, ha dunque chiesto formalmente l’annullamento delle accuse di stampo criminoso contro il celebre cyberlocker con base ad Hong Kong .
Sarebbe davvero un epilogo clamoroso a quasi sei mesi dal feroce raid statunitense che aveva portato all’arresto dei grandi capi di Megaupload per violazione del copyright su larga scala. Come ormai noto, Dotcom e soci erano stati accusati di riciclaggio di denaro sporco, attività di racket e ovviamente di ripetute violazioni del diritto d’autore.
Rothken ha ora accusato le autorità a stelle e strisce di non avere affatto il potere giuridico per incriminare i vertici del cyberlocker. Nessun ufficio è mai stato aperto da Megaupload in terra statunitense, ragion per cui il governo degli States non avrebbe il potere di processare un’azienda estera con capi d’accusa di natura penale .
È la stessa analisi fatta nello scorso aprile dal giudice statunitense Liam O ‘Grady, che aveva appunto azzardato l’ipotesi di un annullamento che farebbe cadere il tutto come un castello di carte. Secondo Rothken, gli agenti federali avrebbero indebitamente distrutto un business da milioni di dollari .
A proposito di soldi, l’avvocato del file hosting ha anche chiesto al giudice della Virginia la restituzione dei quasi 70 milioni di dollari in beni sequestrati a Kim Dotcom nel corso del raid dello scorso gennaio . Il tribunale neozelandese ha da poco obbligato gli Stati Uniti a fornire tutte le prove contro il sito.
Mauro Vecchio