Tre mesi fa, il furioso raid scatenato dalle autorità statunitensi sul mega-impero del file hosting. Le accuse sono ormai note: attività di racket, riciclaggio di denaro, violazione su larga scala del copyright . I responsabili del cyberlocker Megaupload potrebbero finire per decenni dietro le sbarre. E invece no : tutto potrebbe rivelarsi una farsesca commedia degli errori .
Si scopre ora che l’atteso processo a Dotcom e soci potrebbe svanire nel nulla , con un annullamento che avrebbe davvero del clamoroso. A spiegarlo è stato il giudice statunitense Liam O ‘Grady, attualmente impegnato nell’analisi del caso relativo al delicato destino dei file appartenenti agli utenti della piattaforma con base a Hong Kong.
Le accuse contro i vertici di Megaupload sono certamente a sfondo criminoso, ma le autorità di Washington hanno davvero il potere giuridico di incriminare Dotcom e compagni? Che succede se gli agenti federali vogliono punire le attività di una società che risiede e opera all’estero? “Sinceramente – commenta – non sono sicuro che assisteremo mai ad un processo in questo caso”.
Parole dello stesso O ‘Grady, che ha poi fatto notare come gli Stati Uniti non abbiano il potere di processare un’azienda estera con capi d’accusa di stampo criminoso . Proprio perché le sue attività sono al di fuori dell’area giurisdizionale a stelle e strisce. La domanda sorge spontanea: possibile che nessuno ne fosse al corrente?
Sarebbe di certo il più vistoso tra gli errori procedurali già commessi nel periodo successivo al raid contro Megaupload. Un giudice neozelandese aveva già definito “nullo e invalido” il mandato per la perquisizione della casa di Kim Dotcom. Lo stesso founder ha rilasciato un’intervista furente alla redazione di TorrentFreak .
“Abbiamo già ricevuto una condanna a morte senza alcuna possibilità di ribattere in aula – ha spiegato Dotcom – Anche se saremo considerati non colpevoli, e lo saremo, i danni che abbiamo subito non potranno mai essere riparati”. Secondo Dotcom, gli Stati Uniti avrebbero semplicemente distrutto il business di un’azienda sgradita all’industria dell’entertainment .
Mauro Vecchio