Prima un cinguettio dal suo nuovo account Twitter: “Attenti pappagallini! So quello che avete fatto”. Gli inseparabili sono – nella foto caricata su Instagram dal founder di Megaupload Kim Dotcom – il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden e il boss della Motion Picture Association of America (MPAA) Chris Dodd. Amici nella vita e stretti collaboratori nella battaglia al file hosting .
Stando ad una successiva intervista rilasciata alla testata specializzata TorrentFreak , il secondo di Barack Obama avrebbe ordinato in prima persona il bombardamento sui territori digitali di Megaupload . E mostrato il segnale di via libera agli agenti federali per la perquisizione dei beni di Dotcom oltre che il sequestro di hard disk e soprattutto dei domini legati al mega-impero del file hosting.
Alla fine dello scorso luglio, Biden avrebbe organizzato un incontro nella West Wing della Casa Bianca, invitando lo stesso CEO di MPAA Chris Dodd. L’arrivo dei partecipanti al meeting di Biden può essere facilmente verificato nella sezione dedicata ai visitatori sul sito ufficiale della White House . Oltre a Dodd, il CEO di Warner Bros Barry Meyer e quello di Paramount Brad Grey .
Ma è una notizia che non sconvolge l’osservatore più attento. Che le grandi major hollywoodiane morissero dalla voglia di far fuori Dotcom e Megaupload non rappresenta certo una sorpresa. Più curioso il presunto coinvolgimento diretto di Joe Biden, che avrebbe deciso di incontrare anche Mike Ellis di MPA Asia, un esperto in estradizioni e sovrintendente della polizia di Hong Kong .
Ovvero la città dove aveva sede il cyberlocker. Coincidenza, lo stesso Mike Ellis aveva incontrato successivamente il ministro di Giustizia neozelandese Simon Power. Stati Uniti, Hong Kong, Nuova Zelanda. Le tre location principali del legal thriller del 2012. Mentre Dotcom accusa il governo statunitense di voler ritardare apposta la consegna delle prove, il giudice della Virginia ancora non si esprime sulla restituzione dei file leciti agli utenti.
Mauro Vecchio