La battaglia continua, a due mesi di distanza dal raid statunitense contro il mega-impero del file hosting. I vertici di Carpathia , servizio di hosting che gestisce i server di Megaupload, vorrebbero ora la definitiva eliminazione di tutti i file appartenenti agli utenti . Dal momento che le autorità a stelle e strisce hanno ormai acquisito tutte le prove necessarie ad inchiodare il boss Kim Dotcom e i suoi soci.
Sono esattamente 1.103 i server affidati dal cyberlocker di Hong Kong a Carpathia Hosting . Un patrimonio gigantesco di dati, per una quantità stimata di 28 petabyte di file . Stando alla stessa società di hosting, un solo petabyte risulterebbe equivalente a 13 anni e più di video in alta definizione, o all’intero patrimonio culturale della U.S. Library of Congress moltiplicato per 50.
Numeri stratosferici , che costano non poco ai vertici di Carpathia . La gestione degli oltre mille server – dislocati negli Stati Uniti e in Canada – prevede l’esborso di circa 9mila dollari al giorno . Ma la richiesta di distruzione presentata dalla società non trova d’accordo gli altri protagonisti in gioco. A partire dagli attivisti di Electronic Frontier Foundation (EFF) che hanno già lanciato la piattaforma Megaretrieval.com .
Gli stessi vertici di Megaupload stanno cercando di trovare un accordo con il Department of Justice (DoJ) statunitense, per ottenere la restituzione agli utenti dei file personali caricati sulla piattaforma . E qui entra in scena la Motion Picture Association of America (MPAA), che ha chiesto formalmente di trattenere i contenuti per la possibilità di “ulteriori citazioni nel futuro”.
In sostanza, l’industria del cinema vorrebbe tenersi le prove per guerreggiare in aula con i responsabili di Megaupload e i vari “intermediari” legati al cyberlocker . Nessun provvedimento nei confronti dei singoli utenti, almeno stando alle dichiarazioni rilasciate dagli stessi responsabili di MPAA. Quel che sembra ormai certo: il crollo del mega-impero ha lasciato spazio a un campo di battaglia costruito sulle macerie.
E infatti una pseudo-società legale tedesca ha iniziato ad inviare agli utenti di Megaupload una minacciosa missiva per il pagamento di una cifra forfettaria (150 euro) in modo da evitare tortuosi processi legali . Lo schema estorsivo è però truffaldino: gli indirizzi IP sono sbagliati e non viene nemmeno specificato il contenuto scaricato dall’utente. La società legale dichiara di lavorare per conto delle major di Hollywood.
Mauro Vecchio