Sono accuse al vetriolo quelle lanciate dal servizio di file hosting Megaupload al provider francese Orange. La società controllata dal colosso France Telecom avrebbe rallentato o addirittura bloccato il traffico verso la piattaforma web gestita dal cyberlocker con base ad Hong Kong. I vertici di Megaupload sarebbero anche in possesso di prove evidenti contro il fornitore di connettività transalpino.
Un eloquente messaggio d’avviso ha quindi fatto la sua comparsa sul sito di Megaupload, invitando gli utenti coinvolti a contattare il call center di Orange per chiedere spiegazioni. Il soffocamento del traffico riguarderebbe in particolare i server gestiti dagli host Cogent e TATA . Il messaggio dei responsabili del cyberlocker ha successivamente consigliato agli utenti di passare a provider migliori come Iliad e SFR.
Un portavoce di Orange ha subito rispedito le accuse al mittente, smentendo qualsiasi tentativo di soffocamento del traffico verso Megaupload. La colpa di eventuali rallentamenti sarebbe invece da imputare proprio al servizio di file hosting, reo di aver siglato accordi con operatori low-cost . La volontà di risparmiare si sarebbe tradotta in un modello di business a discapito della qualità. Sempre secondo il suo portavoce, Orange avrebbe sempre rispettato i principi a tutela della neutralità della Rete.
C’è però chi ha fatto notare come Cogent e TATA siano due carrier più che affidabili, tra i migliori in circolazione per quanto riguarda la gestione del traffico di Internet. La backbone AS174 gestita da Cogent avrebbe ottenuto i punteggi più alti in connettività, fattore che invaliderebbe la tesi sostenuta da Orange.
Appare chiaro come la sfida tra i cosiddetti armadietti digitali – recentemente indicati dalla società d’analisi MarkMonitor tra i primi posti di una speciale classifica dei siti pirata più visitati al mondo – e i vari detentori dei diritti stia assumendo toni sempre più accesi. I legali di RapidShare avevano proprio recentemente puntato il dito contro lo studio di MarkMonitor , reo di aver associato le visite di una miriade di utenti alla violazione sistematica del copyright.
Mauro Vecchio