Dai ricercatori della University of California, San Diego e del Politecnico di Torino nasce un’idea chiamata Memcomputer , ovverosia la proposta di un nuovo paradigma di computer capace di unire, sullo stesso elemento fisico al silicio, l’unità di calcolo e il supporto di memoria necessario a eseguire il processo di calcolo propriamente detto.
Il memcomputer proposto da Fabio Lorenzo Traversa, Chiara Ramella, Fabrizio Bonani e Massimiliano Di Ventra mette a frutto due diverse proprietà di un transistor, usandolo come gate per eseguire un processo di calcolo e una seconda proprietà come la resistenza elettrica per archiviare uno stato di memoria: il variare della carica elettrica modifica la proprietà della resistenza e viene preservata anche in assenza di corrente elettrica.
Il memcomputer italo-americano viene indicato come un potenziale sostituto dell’ architettura di von Neumann su cui sono basati i computer moderni, è Turing completo e presenta una caratteristica propria dei computer quantistici , vale a dire la capacità di rappresentare una serie di stati collettivi invece di un singolo elemento binario (1 – 0).
Diversamente da un quantum computer, però, un memcomputer è idealmente in grado di funzionare a temperatura ambiente per risolvere problemi complessi accelerando linearmente con l’impiego di un numero crescente di memprocessori. Al confronto, un computer basato sull’architettura di von Neumann non può che risolvere il problema attraverso una serie di elaborazioni passo-dopo-passo.
Uno dei problemi del quantum computing, avvertono infine i ricercatori, riguarda però anche i memcomputer e consiste nella sensibilità al rumore nel segnale di elaborazione. Adeguati algoritmi di correzione degli errori saranno necessari per permettere di scalare le capacità di calcolo utilizzando un numero “arbitrario” di memprocessori.
Alfonso Maruccia