Milano – Il fascino del Web 2.0 pervade sempre di più il mondo business, crescono le soluzioni informatiche orientate ai servizi e cambia anche il ruolo degli sviluppatori. Approfittando di una giornata dedicata all’argomento SOA (Service Oriented Architecture) a Milano, Punto Informatico ne ha parlato con Stefano Stinchi , SOA e WebSphere Brand Leader di IBM Software Group Italia.
Punto Informatico: A Milano avete sostenuto che al centro dell’innovazione ci sono le persone impegnate nei processi, più che le macchine. Avete fatto anche largo uso di concetti come Web 2.0 e costruzione dal basso con la collaborazione degli utenti finali. Viene da pensare a un cambio di rotta: vengono prese in prestito le soluzioni tipiche del mondo consumer per far business con le aziende?
Stefano Stinchi: In parte sì. Il modello Wikipedia vale ormai anche per l’offerta business. Sul mercato abbondano gli standard e le soluzioni informatiche: pensi solo ad acronimi come Bpi, Bam e Bpm: le aziende abbondano di questi prodotti. Pertanto l’attenzione si sta spostando dalle tecnologie in quanto tali alla capacità di miglioramento continuo. Un risultato che può essere ottenuto solo con l’utilizzo di architetture di servizio, che consentono alle varie voci di parlarsi e di superare le frizioni tipiche del mondo aziendale. Ovviamente, si tratta di architetture aperte, per loro natura perfezionabili: è in questa fase che entra in gioco il ruolo degli utilizzatori finali, che possono partecipare al lavoro di miglioramento continuo attraverso suggerimenti o lavoro diretto di sviluppo e personalizzazione delle soluzioni.
PI: Con il rischio però che aziende come la vostra perdano la centralità del ruolo a vantaggio delle periferie, a vantaggio degli utenti stessi, che a quel punto potranno interagire saltando il fornitore di soluzioni ICT…
S.S: Il rischio c’è, ma solo se le aziende fornitrici non impegnano energie e competenze sufficienti a fornire risposte e soluzioni in tempi brevi alle problematiche che arrivano dall’utenza. La sfida del Web 2.0 è proprio questa.
PI: Nasce però un dubbio: se questo meccanismo bastasse a se stesso che fine farebbero gli sviluppatori? Sarebbero bypassati o quanto meno ridimensionati nel loro ruolo?
S.S: Il ruolo degli sviluppatori è in una fase di transizione. Pensi a quanto è successo nei passaggio dai transistor ai circuiti integrati: se nella prima fase il ruolo dei developer era fondamentale per realizzare il singolo prodotto, successivamente l’attenzione si è spostata sui disegnatori dei grandi circuiti.
PI: Questo cosa comporta in termini di mercato?
S.S: Significa che gli sviluppatori svolgono un ruolo da protagonisti nel momento in cui mancano gli standard e si tratta di costruire un prodotto ad hoc. In fasi come quella attuale, invece, l’interesse si sposta verso gli architetti delle soluzioni IT. È lo stesso percorso delle soluzioni SOA, con l’attenzione che slitta dallo sviluppo del prodotto in quanto tale alla discussione con il cliente per individuare la soluzione più efficiente.
PI: Non tutti i developer saranno felici di questa visione
S.S: Per noi il mondo degli sviluppatori resta fondamentale: non a caso abbiamo creato su Second Life un’università virtuale, battezzata Soa Hub, con contenuti formativi per i tecnici, fruibili in totale autonomia.
a cura di Luigi dell’Olio