L’immagine in evidenza su questo articolo è stata generata dall’IA, inviando un prompt a un server remoto e ricevendo in output il risultato sotto forma di illustrazione. Probabilmente, un paio di anni fa sarebbe stata creata in modo diverso. È solo un esempio, ma utile per capire come l’intelligenza artificiale stia diventando pervasiva in pressoché qualsiasi ambito. Ne consegue un carico di lavoro sempre più massiccio per le infrastrutture che gestiscono questi nuovi servizi e, inevitabilmente, una crescita per l’intero mercato cloud, compreso quello italiano.
+24% in un anno: l’IA spinge il mercato cloud italiano
A confermare il trend è il nuovo report pubblicato dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano. Come si può vedere dal grafico comparativo qui sotto, la stima per il 2024 punta a un valore pari a 6,8 miliardi di euro, con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente. È l’incremento più importante dal 2019 a oggi, superiore addirittura al +20% toccato durante il periodo della pandemia.
In particolare, a fare la voce grossa è stato il Public & Hybrid Cloud (4,8 miliardi di euro, +30%), ambito in cui si rileva il sorpasso dei servizi infrastrutturali (Infrastructure As A Service, 2,1 miliardi di euro, +42%) a discapito di quelli SaaS (Software as a Service, 1,8 miliardi di euro, +21%), in termini di spesa delle imprese. Impennata anche per il cosiddetto PaaS (Platform as Service, 845 milioni di euro, +23%).
Aumentano inoltre le risorse destinate al Virtual & Hosted Private Cloud ovvero ai servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, toccando quota 1,139 miliardi di euro (+10%). Ancora, la Data Center Automation, la modernizzazione delle infrastrutture on-premises, cresce fino a raggiungere 817 milioni di euro (+9%).
L’84% delle grandi imprese è sul cloud
Un altro dato interessante è quello riguardante la quota delle grandi imprese che hanno già completato (in parte o totalmente) la migrazione dei dati critici sul cloud: si attesta all’84%. Queste le parole di Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation.
Le esperienze acquisite dalle aziende italiane hanno portato ad una crescente consapevolezza e maturità nell’adozione del Cloud, sia per lo sviluppo di nuovi servizi digitali che per la migrazione degli applicativi legacy. Il paradigma Cloud Native è sempre più diffuso. Scelte affrettate fatte in passato vengono riviste e corrette attraverso refactoring architetturali e, in casi limitati, anche con la ripatriation di alcuni servizi.
Aspetti sui quali c’è ancora da lavorare sono la gestione delle spese, ritenuta difficoltosa dal 58% dei chiamati in causa, e le competenze, con il 54% delle realtà imprenditoriali che afferma di non disporre di skill adeguate. Per tutti gli altri dettagli inerenti al report sul mercato cloud italiano rimandiamo al sito ufficiale dell’Osservatorio. Prosegue Mainetti
Quello che osserviamo è un percorso di trasformazione ben avviato, ma non certamente concluso. Da una parte, ci sono strategie di migrazione del parco applicativo che devono essere portate a termine; dall’altra, la continua evoluzione dei servizi offerti dai Cloud Provider, in particolare legata all’espansione delle soluzioni SaaS e allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, richiede una costante rivalutazione delle scelte e delle strategie adottate in passato.
Dopotutto, è sufficiente passare in rassegna le notizie degli ultimi giorni per rendersi conto quanto l’ambito relativo al cloud in Italia sia vivace. Il player nostrano Aruba ha appena inaugurato l’Hyper Cloud Data Center di Roma, in Trentino è in fase di realizzazione in data center dentro la montagna e Microsoft ha appena annunciato un nuovo maxi investimento da 4,3 miliardi di euro per il potenziamento dell’infrastruttura gestita nel nostro paese.