L’ ultimo rapporto Assinform sullo stato del mercato digitale in Italia parla di un settore che torna al segno positivo, un business in crescita e con prospettive ancora positive per il prossimo futuro. Non mancano le zone d’ombra, anzi, i territori in ombra dove parlare di “digitale” equivale a constatare il digital divide che ancora spacca il paese.
Alla fine del 2015, stima l’Associazione italiana per l’Information Technology iscritta a Confindustria, servizi, prodotti e contenuti digitali hanno raggiunto un livello di affari pari a 64 miliardi di euro con un +1 per cento rispetto all’anno precedente.
Si tratta in buona sostanza di un’inversione di tendenza, sostiene Assinform , visto che nel 2014 il settore aveva fatto registrare una contrazione pari a -1 per cento; per il 2016, poi, le previsioni continuano a essere positive con un +1,5 per cento e un valore complessivo di 65,8 miliardi di euro.
La tendenza generale e positiva ma i singoli comparti partecipano in maniera diversa alla “ripresina”, con le reti di telecomunicazioni che scendono (-2,4 per cento) a causa del calo delle tariffe mentre i servizi Ict (+1,5 per cento), il software (+4,7 per cento) i dispositivi e sistemi (+0,6 per cento), i contenuti e l’advertising (+8,6 per cento) salgono. Fanno bene anche i CED e il cloud (+28,7 per cento) e la IoT (+13,9 per cento), sebbene con livelli di business molto inferiori rispetto agli altri comparti (rispettivamente 1,2 miliardi e 1,8 miliardi di euro).
Molto resta ancora da fare, nella crescita dell’ICT italiano, soprattutto sul fronte del divario digitale tra Nord e Sud: le regioni del Mezzogiorno sono “in profondo ritardo” anche sul fronte del digitale, dice l’associazione, una arretratezza inaccettabile se si considera che si parla del 50 per cento del Pil ai margini della digitalizzazione nazionale.
Alfonso Maruccia