Uno studio legale statunitense ha in questi giorni dato il via a una nuova class action contro i produttori di memorie DRAM, un business che negli ultimi tempi ha permesso di rastrellare ricavi importanti ma che, a dire dell’accusa, sarebbe stato gonfiato artificialmente grazie a un accordo sottobanco tra le aziende coinvolte.
Hagens Berman , lo studio legale che ha promosso la class action , ha chiamato direttamente in causa Samsung, Hynix e Micron, aziende di microchip che nel periodo incriminato detenevano il 96% del mercato delle memorie DRAM. Stando alle indagini dei legali, le tre aziende si sarebbero accordate per limitare la produzione dei chip, fatto che ha avuto come prevedibili conseguenze l’aumento della richiesta e la crescita esponenziale dei prezzi.
Le corporation avrebbero agito in perfetto accordo tra loro , dicono gli avvocati, portando all’aumento della richiesta del prodotto (+77%) e alla crescita dei prezzi delle memorie DRAM del 47% nel 2017 – un incremento che non si vedeva da almeno 30 anni . Solo in seguito all’apertura di un’indagine da parte delle autorità cinesi, dice la class action, le aziende avrebbero cambiato radicalmente il loro comportamento.
Il caso promosso da Hagens Berman costituirebbe insomma una classica violazione delle norme antitrust statunitensi , con un manipolo di produttori in grado di controllare buona parte del mercato che si accordano per influenzare il prezzo dei prodotti senza tenere conto delle reali esigenze della clientela.
Già nel 2006 Hagens Berman aveva avviato (e vinto) una class action contro i produttori di memorie DRAM, e nel caso della nuova iniziativa lo studio legale interpella gli acquirenti americani che avessero acquistato smartphone o computer nel periodo compreso tra luglio 2016 e febbraio 2017 per l’eventuale partecipazione alla causa.