Assitel ha presentato il rapporto valido per il 2014 con cui inquadra la situazione italiana del mercato IT, quest’anno sostanzialmente fermo: appena più 0,7 per cento per un valore complessivo di 24.300 milioni di euro .
Nel dettaglio l’ hardware perde l’1,6 per cento a causa soprattutto dell’ andamento del mercato PC e della contrazione che si misura nel -20 per cento, non arginabile con la crescita del 9,3 per cento degli smartphone e del 5 per cento dei tablet.
Il software, nonostante la perdita di 4,4 punti percentuali fatta segnare dai software di sistema e dei vecchi gestionali, arriva a toccare una crescita anche se minima: +1,1 per cento. Cala invece il segmento dei servizi IT (-1,7 per cento).
Segnali positivi arrivano dal Digital Marketing (in crescita del 29 per cento), dal settore, promettente ma ancora di nicchia, dell’Internet delle Cose (+13,6 per cento) e dal cloud che guadagna il 22 per cento .
Da un lato, dunque, continua il periodo negativo del settore, dall’altro la stagnazione economica coinvolge anche il mercato IT. Assintel, tuttavia, è drastica: esiste – dice l’associazione – un “punto di non ritorno per le aziende dell’Information Technology, che impone una scelta decisiva: adeguarsi velocemente ai nuovi paradigmi digitali, riformulando sia la propria offerta sia i propri processi interni, oppure restarne ai margini, perdendo l’opportunità di agganciarsi alla crescita”.
Proprio da questo punto di vista vanno letti i dati fotografati, secondo cui a crescere sono solo le aree legate alla trasformazione digitale delle imprese.
Al contrario è particolarmente negativa la situazione per quei soggetti che hanno più difficoltà ad adeguarsi ai cambiamenti: in primis la Pubblica Amministrazione, trascinata in basso anche dal continuo calo di tutti i segmenti di mercato legati alla spesa pubblica in IT (PA centrale -4,1 per cento, enti locali -3,9 per cento e sanità -3,1 per cento).
A rischiare di soffrire di questa contingenza che impone cambiamenti è poi il settore commercio e quello consumer, dove evidentemente i soggetti subiscono la pressione competitiva di un mercato ormai globalizzato e parcellizzato.
Ancora deboli, inoltre, sono i segnali di ripresa degli investimenti delle grandi aziende, della finanza e delle telecomunicazioni.
Le 500 aziende intervistate da Assitel hanno inoltre permesso di fotografare un trend che non appare affatto positivo: salgono al 72 per cento le imprese che destinano meno del 2 per cento del loto fatturato in IT .
Per imboccare il cambiamento, dunque, ci sarebbe bisogno urgente non solo di investimenti (pubblici o privati che siano), ma soprattutto di riforme volte in particolare a rimuovere le barriere esistenti per tutte quelle aziende, a partire dalle startup, che vorrebbero investire nell’innovazione.
Come spiega Giorgio Rapari, Presidente di Assintel e della Commissione Innovazione e Servizi di Confcommercio: “Noi imprenditori ce la stiamo mettendo tutta, ma il contesto legislativo, fiscale, infrastrutturale da troppo tempo ci rema contro. Servono cambiamenti concreti e rapidi, perché comunicare l’ottimismo senza fargli seguire i fatti rischia di essere controproducente: nel medio periodo si perde la fiducia di chi ci aveva creduto”.
Claudio Tamburrino