Con l’avvio dei test per la crittografia end-to-end nelle chat individuali di Messenger arriva l’ennesima presa di posizione del governo britannico. La Segretaria di Stato, Priti Patel, ha nuovamente evidenziato che la tecnologia ostacola le indagini sulla pedopornografia. Meta dovrebbe implementare una soluzione che protegga i minori, conservando la privacy per gli utenti del servizio di messaggistica.
Il Regno Unito vuole leggere le conversazioni
Il Regno Unito ha avviato una campagna pubblicitaria per informare i cittadini sulle conseguenze derivanti dall’uso della crittografia end-to-end (E2EE) nei servizi di Meta. La tecnologia viene considerata un problema dalle forze dell’ordine perché ostacola la ricerca dei pedofili. Attualmente la E2EE è attiva per chiamate (audio e video), messaggi vocali e chat di gruppo. Da alcuni giorni è stato avviato il test per le chat one-to-one. La crittografia end-to-end sarà disponibile per tutti entro il 2023.
La Segretaria di Stato del Regno Unito sottolinea che le forze dell’ordine devono poter accedere alle informazioni necessarie per identificare i bambini nelle immagini e proteggerli dai predatori online. L’uso della crittografia end-to-end rende impossibile la ricerca dei cosiddetti CSAM (Child Sexual Abuse Material).
Priti Patel suggerisce l’uso del “client-side scanning“, ovvero la scansione di foto e video sul dispositivo dell’utente, che rappresenta il compromesso migliore tra privacy e protezione dei minori. Si tratta della stessa tecnologia che voleva utilizzare Apple. L’introduzione della funzionalità è stata successivamente sospesa in seguito alle critiche ricevute.
Nel Regno Unito doveva essere approvata la legge Online Safety Bill che obbliga le aziende a identificare, rimuovere e prevenire materiale pedopornografico, ma l’iter è stato bloccato dalle dimissione di Boris Johnson. Una simile proposta di legge è stata presentata dalla Commissione europea e già bollata come un vero e proprio sistema di sorveglianza di massa. Una tecnologia che rileva i CSAM viene utilizzata anche da Google con risultati piuttosto discutibili.