Roma – La sicurezza del Messico passa dagli operatori telefonici: dovranno farsi carico di associare ognuno dei 70 milioni di telefonini al rispettivo abbonato, dovranno racimolare non solo i dati personali ma anche le impronte degli utenti. E, all’occorrenza, consegnarle alle forze dell’ordine.
Gli emendamenti alla legge messicana che regola il settore delle telecomunicazioni entreranno in vigore il prossimo aprile: gli operatori dovranno impegnarsi nella conservazione dei tabulati e dei log relativi alle azioni dei propri utenti, informazioni che verranno mantenute per un periodo di 12 mesi.
Ma non di sola data retention si tratta: le forze dell’ordine avranno a disposizione un elemento in più, rispetto a quelle di altri paesi. Gli operatori avranno un anno per comporre il database dei propri utenti, il registro nazionale degli utenti di telefonia mobile: non solo i nuovi abbonati , ma anche gli utenti di vecchia data , dovranno fornire dati e dita, pena la sospensione del servizio. Ogni chiamata e ogni messaggio di testo dovrà corrispondere a un nome e a un cognome, a un recapito e a un’ impronta digitale . Il cittadino dovrà poter essere identificato in maniera inequivocabile. Le forze dell’ordine, ottenuto il mandato di un magistrato, potranno accedere ai dati e impiegarli per agevolare il dipanarsi delle indagini: gli operatori dovranno comunicare i dati entro 72 ore dalla richiesta.
In Messico acquistare un telefonino è finora stata un’operazione istantanea e scevra da procedure burocratiche: il cittadino può procurarsi SIM e cellulare senza dover comunicare alcuna informazione. È per questo motivo che criminali e malintenzionati, protetti dall’anonimato delle proprie comunicazioni, non temono di intessere trame mediate dal telefonino : sono 700, secondo le autorità messicane, le bande criminali che impugnano il cellulare per negoziare rilasci di ostaggi e per estorcere denaro a privati cittadini.
La criminalità scalpita, e la società civile rivendica la mobilitazione delle autorità. È probabile che non manchino i cittadini che si adegueranno volentieri alle nuove disposizioni. Un’impronta digitale è un nonnulla: c’è chi paga per farsi impiantare un chip tracciante sottopelle che funga da antifurto satellitare a presidio della propria persona.
Non tutti gli operatori si mostrano però entusiasti della disposizione: dalla divisione locale della spagnola Telefonica si levano voci di dissenso e il timore che le procedure burocratiche previste dalla legge possano sortire l’unico effetto di complicare la quotidianità di operatori e negozianti. Ma America Movil invoca misure più stringenti: l’azienda ha suggerito alle autorità di imporre il tracciamento di cella in cella di ciascuno dei dispositivi.
Gaia Bottà