E se Meta annunciasse la chiusura di WhatsApp?

E se Meta annunciasse la chiusura di WhatsApp?

Tranquilli: Meta non ha annunciato la chiusura di WhatsApp, ma in quanti avrebbero scommesso sull'addio di Skype da parte di Microsoft?
E se Meta annunciasse la chiusura di WhatsApp?
Tranquilli: Meta non ha annunciato la chiusura di WhatsApp, ma in quanti avrebbero scommesso sull'addio di Skype da parte di Microsoft?

No, WhatsApp non sta chiudendo. Però pensiamoci, l’ipotesi è davvero così remota? Lo spunto di riflessione è fornito dalla chiusura di Skype che Microsoft ha ufficializzato la scorsa settimana, fissando nel 5 maggio 2025 il termine ultimo per l’accesso al servizio. Poi, tutti su Teams, nel nome della convergenza. È davvero così improbabile che il gruppo di Mark Zuckerberg possa, in futuro, scegliere di percorrere una strada simile?

WhatsApp:Meta=Skype:Microsoft?

Osservate dalla giusta distanza, le traiettorie fin qui disegnate da WhatsApp e da Skype all’interno degli ecosistemi costruiti rispettivamente da Meta e da Microsoft non sono poi così differenti. Entrambe le piattaforme sono nate e hanno ottenuto consensi sotto forma di progetti fondati da una manciata di persone, seppur in periodi diversi, costruendo il loro successo sul merito di proporre l’idea giusta al momento giusto, finendo poi per essere fagocitate da colossi del mondo online con investimenti miliardari.

Tutti su Teams, tutti su Messenger?

Le stesse realtà hanno successivamente gestito per anni i due servizi, consapevoli del loro essere in qualche modo ridondanti, alimentando una sorta di concorrenza interna con le altre iniziative controllate: da una parte Messenger e dall’altra Teams. Per qualche tempo, Google ha fatto lo stesso con Hangouts e Meet, ricordate?

Monetizzazione, l’unico e solo mantra

Ancora, sia Meta sia Microsoft hanno cercato di forgiare nuove identità per WhatsApp e Skype in qualche modo snaturando quelle originali, abbandonando quel minimalismo dei primi giorni che era risultato determinante per penetrare il mercato, aggiungendo caratteristiche e funzionalità (prima social, ora AI) da molti ritenuti dei superflui riempitivi, ma utili ai fini della monetizzazione.

Convergenza forzata

Ed è proprio questo un altro fattore che ci porta a non escludere a priori l’ipotesi iniziale: l’eventuale convergenza con Messenger. È vero che WhatsApp oggi ha molti più utenti attivi, ma la sua popolarità porta con sé le spese necessarie a mantenerne operativa l’infrastruttura e i tentativi fin qui effettuati di renderla una piattaforma profittevole non sempre hanno pagato, a partire da quelli legati alla diffusione degli account business e dei servizi annessi.

Taglia di qua, taglia di là

In un’epoca segnata dai tagli delle spese nel nome dell’efficientamento, non siamo certi che Meta possa liberarsi di Messenger a cuor leggero, considerando la sua integrazione nativa con Facebook, che seppur in declino in termini di market share rimane ancora oggi un social network dalla portata globale.

Alla corte di re Zuck

La strategia e la visione del colosso guidato da Mark Zuckerberg ha in più occasioni lasciato perplessi molti (fin dai tempi degli scivoloni sul fronte privacy), investitori compresi. Ne è testimonianza il fallimento dei progetti legati al metaverso, attorno ai quali in epoca di pandemia il gruppo ha addirittura scelto di costruire la sua nuova identità. In un simile contesto, tutto sembra possibile.

WhatsApp non chiuderà (per ora)

Però tranquilli, WhatsApp non chiuderà, almeno non a stretto giro. Quanti, però, solo una decina di giorni fa avrebbero scommesso in un addio a Skype in tempi così brevi?

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Pubblicato il
7 mar 2025
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