Meta deve minimizzare l'uso dei dati per pubblicità

Meta deve minimizzare l'uso dei dati per pubblicità

La sentenza della CGUE ha stabilito che Meta non può usare i dati personali degli utenti per un tempo illimitato ai fini della pubblicità mirata.
Meta deve minimizzare l'uso dei dati per pubblicità
La sentenza della CGUE ha stabilito che Meta non può usare i dati personali degli utenti per un tempo illimitato ai fini della pubblicità mirata.

Nuova vittoria del noto avvocato Max Schrems (fondatore dell’organizzazione noyb) contro Meta. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’azienda di Menlo Park non può utilizzare i dati personali ai fini della pubblicità mirata per una durata illimitata. La decisione era stata anticipata dal parere di un avvocato generale della Corte a fine aprile.

Conseguenze per le inserzioni personalizzate

Il caso nasce da una denuncia presentata nel 2014 e discussa dai tribunali austriaci dal 2020. La Corte Suprema ha chiesto alla Corte di Giustizia dell’Unione europea (CGUE) un parere su quattro argomenti nel 2021. Due di essi sono stati trattati in un caso sollevato dal garante della privacy tedesco e terminato con la condanna di Meta (violazione del GDPR).

Oggi la CGUE ha emesso una sentenza relativa alle altre due questioni. La prima riguarda il rispetto della minimizzazione di dati, in base alla quale i dati non possono essere raccolti e trattati senza limitazione di tempo e tipo (art. 5 comma 1c del GDPR). Meta raccoglie i dati degli utenti a scopo pubblicitario (non solo tramite Facebook, ma anche sui siti esterni con cookie, social plugin e pixel nelle pagine), senza prevedere un periodo di cancellazione o limitazione in base al tipo di dati personali.

La CGUE ha stabilito che Meta può utilizzare solo una minima parte dei dati per la pubblicità mirata, anche quando gli utenti accettano il “tracciamento” (come avviene se non vogliono sottoscrivere l’abbonamento al social network).

La seconda questione riguarda il trattamento di dati sensibili. L’avvocato Schrems aveva dichiarato la sua omosessualità durante un incontro pubblico nel 2019, trasmesso in streaming e pubblicato su YouTube. Meta ha usato questa informazione anche se Schrems non ha mai menzionato tale aspetto della sua vita privata sul profilo Facebook.

La CGUE ha stabilito che Meta non può usare questi dati sensibili per la pubblicità mirata. La Corte Suprema emetterà ora la sentenza sulla base della decisione della CGUE. Un portavoce dell’azienda californiana ha dichiarato che non vengono usati dati sensibili per le inserzioni personalizzate.

Fonte: noyb
Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
4 ott 2024
Link copiato negli appunti