Mark Zuckerberg se ne dice ormai totalmente persuaso: Meta e Apple rappresentano i due riferimenti della polarizzazione futura del mercato, due opposti ambiti per due opposte visioni. Secondo il CEO di Menlo Park, infatti, la contrapposizione non sarà soltanto a livello di prodotti ed il problema non sarà soltanto nel rilascio di un eventuale visore VR firmato Apple a contrastare la produzione Oculus. In ballo, semmai, ci sono due visioni opposte destinate a scontrarsi così come in passato si scontrarono Mac e PC.
Una competizione, dunque, più filosofica che non sul campo: la contrapposizione tra i prodotti ne sarà soltanto la conseguenza. La realtà aumentata, la realtà virtuale e la “mixed reality” saranno architravi della “next big thing”, con la frontiera del Metaverso ad indicare la via agli esperimenti che prenderanno il via: il gruppo che meglio saprà interpretare questa evoluzione potrà conquistare spazi e mercato che in passato hanno regalato successo senza pari a Microsoft (desktop) ed a Apple (mobile).
La creazione del Metaverse Open Standards Group è la risposta prima a questa necessità, un modo per Meta di aprire i propri confini e creare una logica di piattaforma nella quale ogni brand potrà specializzarsi – ma all’interno di un ecosistema aperto, fatto di dati interscambiabili e di integrazioni. Apple, invece, tradurrà tendenzialmente i propri solidi architravi anche in questa nuova dimensione, risultando così la più credibile e forte alternativa alla proposta di Zuckerberg.
Apple potrebbe essere ormai vicina al rilascio di visori propri, tra le cui maglie del design sarà forse possibile leggere i principi che ne condurranno lo sviluppo. Maggior chiusura ed autoreferenzialità, un ecosistema bloccato e scarsa integrazione: così Menlo Park vede il profilo della filosofia di Cupertino. I visori tutto sommato sono solo il dito: è sulla Luna che Zuckerberg immagina lo scontro tra titani.