Dopo aver rispettato le richieste dell’Unione europea, Meta ha fatto un passo ulteriore per limitare la diffusione di fake news da parte dei media vicini al governo russo. L’azienda di Menlo Park ha deciso di penalizzare in tutto il mondo i contenuti degli organi di stampa controllati dal Cremlino.
Meta penalizza i media di stato russi
Quella annunciata ieri sera è la terza misura attuata da Meta per contrastare la propaganda russa. Inizialmente l’azienda di Menlo Park aveva solo bloccato la visualizzazione delle inserzioni e quindi la monetizzazione dei contenuti condivisi dai media di stato russi in tutto il mondo. Successivamente è stato bloccato l’uso di Facebook e Instagram da parte di RT e Sputnik (i post non sono più visibili in Ucraina ed Europa).
Ora sono stati penalizzati in tutto il mondo i contenuti delle pagine Facebook e degli account Instagram gestiti dai media di stato russi. Ciò significa che post, video, immagini e altro sono stati “nascosti” (posizionati in fondo al feed) e quindi sono più difficili da trovare (non verranno nemmeno consigliati agli utenti).
Meta ha inoltre iniziato a penalizzare i post su Facebook che contengono link ai siti dei media di stato russi. Verranno aggiunte anche etichette per segnalare la fonte dell’informazione. Gli utenti decideranno in autonomia se merita di essere visualizzata e condivisa. Simili misure riguarderanno anche Instagram.
3/ Links: We have also begun to demote posts with links to Russian state-controlled media websites on Facebook. In the days ahead, we will label these links so people who do see them will have context before clicking or sharing. We plan to take similar steps on Instagram as well. pic.twitter.com/CPgVLy1dP0
— Nathaniel Gleicher @ngleicher@infosec.exchange (@ngleicher) March 1, 2022
Meta ha comunicato l’attivazione di una helpline su WahtsApp, attraverso la quale il governo ucraino fornirà aggiornamenti ai cittadini. L’azienda di Menlo Park fornirà dati aggregati alle organizzazioni umanitarie che offrono servizi medici e supporto ai rifugiati, come parte del programma Data for Good.