Meta, la società che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp, è al centro di una causa legale avviata da 33 Stati americani, che la accusano di aver violato la privacy e la sicurezza dei minori di 13 anni. La causa, basata su documenti interni dell’azienda ottenuti dal New York Times, sostiene che Meta sapeva della presenza di bambini sulle sue piattaforme e li ha deliberatamente “circuiti” per anni, nonostante i rischi per il loro benessere fisico e psicologico.
La causa afferma che il gruppo aziendale di Zuckerberg ha agito in modo disonesto nel trattare gli account di utenti minorenni, spesso non disattivandoli anche quando erano stati segnalati. L’azienda è anche accusata di continuare a raccogliere dati da utenti minorenni senza il consenso dei genitori.
Le pratiche ingannevoli di Meta per attrarre e trattenere i minori
La causa afferma che Meta ha usato una serie di pratiche ingannevoli per attrarre e trattenere gli utenti minorenni. Queste pratiche includono:
- progettare le proprie piattaforme in modo da risultare attraenti per i bambini
- non adottare misure adeguate per proteggere gli utenti minorenni da contenuti dannosi
- esporre gli utenti minorenni a pubblicità potenzialmente dannose
La causa afferma che le azioni di Meta hanno violato il Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA), una legge federale che vieta la raccolta di dati di minori di 13 anni senza il consenso dei genitori. La causa afferma anche che le azioni di Meta hanno causato danni agli utenti minorenni, tra cui ansia, depressione e disturbi alimentari.
Meta ha negato le accuse contenute nella causa, ma i documenti non divulgati forniscono un quadro inquietante delle pratiche dell’azienda. Se le accuse si dimostreranno fondate, Meta potrebbe dover affrontare multe miliardarie e altre sanzioni.
La proposta di Meta per dare più controllo ai genitori
In risposta alla causa, il gruppo aziendale di Zuckerberg ha proposto un nuovo requisito che darebbe ai genitori un maggiore controllo sui download delle app dei loro figli. L’azienda ha anche chiesto una legislazione federale che attribuisca maggiori responsabilità ai genitori quando si tratta di sicurezza online dei bambini.