Meta esce con le ossa rotte dalla trimestrale di cassa, un capitombolo che nelle contrattazioni after-hour raggiunge il 20% e che lascia preludere per la giornata di oggi non poche difficoltà. I numeri non sono in realtà gravati da grandi emorragie, ma il fatto di non aver raggiunto le stime attese dagli analisti ha portato il titolo a sgonfiarsi ed a guardare al futuro prossimo con minor ottimismo in virtù delle cause che possono aver determinato le difficoltà del momento.
Meta è solido, ma il Metaverso per ora è solo un costo
Se in termini di entrate i livelli sono sostanzialmente stabili, in termini di costi e R&D il problema si è fatto più gravoso e questo introduce un interrogativo che pesa fortemente sulla fiducia degli investitori: il Metaverso è davvero un obiettivo raggiungibile e quanto costeranno gli sforzi necessari per arrivarci e renderlo fonte di profitto? Fino ad oggi, infatti, almeno 10 miliardi di dollari se ne sono andati in ambiti quali AR, VR e Reality Labs, ma nulla di tutto ciò ha in alcun modo aumentato gli introiti se non in minima parte.
Meta spiega nella propria analisi che il problema attuale è legato ad un mercato nel quale l’inflazione da una parte e la difficoltà degli approvvigionamenti dall’altra ha rallentato l’esposizione delle aziende all’advertising, rallentando così l’aumento degli introiti su questo fronte (cruciale per gli equilibri ed il sostentamento di asset quali Facebook, Instagram e WhatsApp). Tutto ciò, però, a poche ore dalla trimestrale dorata di Google, che proprio sull’advertising ha costruito gran parte del proprio exploit di fine 2021.
I dati forniti non mettono in luce un andamento al galoppo, ma nemmeno si intravedono crepe negli asset dominanti del gruppo: 2,82 miliardi di persone popolano i social del gruppo quotidianamente (+8% anno su anno), con utenti mensili attivi che crescono a 3,59 miliardi; il solo Facebook conta 1,93 miliardi di utenti attivi ogni singolo giorno e tutto ciò con una azienda seduta su una comoda poltrona fatta di 48 miliardi di dollari cash. Il principale social network, tuttavia, non solo non ha incrementato la propria utenza, ma l’ha vista per la prima volta scendere leggermente: un movimento per molti versi sano, vista la dimensione raggiunta, ma che al tempo stesso ha tracciato un limite dove per la prima volta gli azionisti hanno intravisto il rischio di non poter più chiedere di più all’impero social primordiale di Zuckerberg.
Gli asset fondamentali, insomma, si dimostrano sani. A preoccupare è la crescita futura e, in assenza di buoni auspici, un titolo gonfiato dopo la corsa delle Big Tech sui listini azionari è destinato a fermarsi e riflettere. Gli investitori, del resto, non attendono che un segnale per tornare ad investire su Meta, purché il Metaverso diventi presto qualcosa di tangibile e ben più solido di quanto non paventato fino ad oggi.