Per una regola non scritta, all’emergere di un’innovazione (concreta o potenziale che sia) segue immediatamente un aumento dell’attività dei cybercriminali: lo è stato per le truffe alla nigeriana ai tempi della diffusione su larga scala della posta elettronica, lo è oggi con la diffusione di malware che cavalcano l’interesse nei confronti di ChatGPT e degli altri strumenti di IA generativa. Ne abbiamo già scritto in più occasioni anche su queste pagine e torniamo a farlo oggi, in seguito all’intervento di Meta sul tema.
Il report di Meta: truffe a tema ChatGPT in aumento
Il gruppo guidato da Mark Zuckerberg ha pubblicato il proprio report sulla sicurezza inerente al primo trimestre 2023, ponendo l’accento sulle minacce intercettate. Neanche a dirlo, uno dei trend rilevati riguarda proprio il chatbot di OpenAI e le tecnologie appartenenti allo stesso ambito, letteralmente esploso da qualche mese a questa parte.
Da marzo, i nostri analisti di sicurezza hanno trovato circa una decina di famiglie malware che si spacciano per ChatGPT e strumenti simili, con l’obiettivo di compromettere account su Internet.
Di particolare interesse il passaggio in cui Meta paragona quanto sta accadendo all’esplosione delle truffe che, nel recente passato, si sono manifestate nel settore delle criptovalute.
Non è un’esclusiva dell’IA generativa. Come industria, abbiamo osservato il fenomeno in relazione ad altri temi, nei loro momenti di popolarità, come nel caso delle truffe sulle criptovalute alimentate dall’interesse nelle monete digitali. L’ambito dell’IA generativa sta evolvendo rapidamente e i malintenzionati lo sanno, quindi dovremmo essere tutti vigili.
Con l’obiettivo di incrementare la sicurezza e la protezione da minacce di questo tipo, con un focus in particolare sul contesto lavorativo, il gruppo ha annunciato che entro i prossimi mesi introdurrà gli account Work. Consentiranno agli utenti di accedere agli strumenti Business Manager di Facebook senza far leva sui profili personali, tenendo dunque le due entità ben distinte ed evitando che potenziali rischi incontrati durante l’attività privata possano compromettere quella professionale, con tutto ciò che ne conseguirebbe.