Meta, via libera all'odio: cosa si potrà dire su Facebook e Instagram

Meta, via libera all'odio: cosa si potrà dire su Facebook e Instagram

Meta ha modificato le regole contro i discorsi d'odio su Instagram e Facebook, permettendo contenuti omofobi e misogini. Sarà contento Elon Musk...
Meta, via libera all'odio: cosa si potrà dire su Facebook e Instagram
Meta ha modificato le regole contro i discorsi d'odio su Instagram e Facebook, permettendo contenuti omofobi e misogini. Sarà contento Elon Musk...

Notizia shock dal mondo dei social: Meta ha deciso di cambiare radicalmente le sue regole sulla moderazione dei contenuti negli Stati Uniti. In un colpo solo, il colosso di Mark Zuckerberg ha mandato in soffitta il fact-checking, annunciato un piano per spostare i suoi team di fiducia e sicurezza e, soprattutto, aggiornato la sua politica sui discorsi di incitamento all’odio. E qui arrivano le sorprese, anzi gli orrori.

Meta allenta le regole contro discorsi d’odio su Instagram e Facebook

Meta ha riscritto ampi tratti della sua policy, aggiungendo, modificando o eliminando interi paragrafi. E il risultato è a dir poco inquietante. Ora su Instagram e Facebook sarà possibile accusare gay e trans di avere malattie mentali, sostenere l’esclusione di donne da certi lavori e persino chiamarle “oggetti domestici” o “proprietà“.

Non solo: Meta ha anche rimosso il divieto specifico di riferirsi in modo disumano alle persone transgender o non binarie come “esso” o “cosa”. E ha cancellato il passaggio che proibiva di accusare individui o gruppi di avere o diffondere il coronavirus. Insomma, via libera a buona parte dell’hate speech che fino a ieri era bandito.

L’allarme delle associazioni LGBT+

A giustificare questo cambio di rotta c’è Joel Kaplan, il nuovo capo delle policy di Meta. Secondo lui, non è giusto che certe cose si possano dire in tv o in Parlamento ma non sui social network. Una posizione che ha lasciato di stucco le organizzazioni che collaboravano con Meta per moderare i contenuti.

L’allarme arriva soprattutto dalle associazioni che difendono i diritti delle persone LGBT+. Già l’anno scorso GLAAD, l’associazione che monitora la rappresentazione LGBT+ nei media, aveva denunciato che Meta spesso non rimuoveva i post che violavano le sue stesse regole sull’hate speech. Ora, anche quelle fragili protezioni contro le molestie online stanno scomparendo.

Senza queste necessarie politiche sull’odio e altro, Meta sta dando il via libera a colpire persone LGBTQ, donne, immigrati e altri gruppi emarginati con violenza, insulti e narrazioni disumane“, ha detto Sarah Kate Ellis, presidente e CEO di GLAAD. “Con questi cambiamenti, Meta continua a normalizzare l’odio anti-LGBTQ per profitto, a spese dei suoi utenti e della vera libertà di espressione“.

Una svolta pericolosa

Questo cambio di passo rischia di trasformare Instagram e Facebook in una giungla dove tutto è permesso, anche l’odio e la discriminazione. Certo, la libertà di espressione è sacrosanta, ma non può e non deve diventare un alibi per insultare, denigrare o aggredire verbalmente chi è diverso da noi.

Ora la palla passa agli utenti. Saranno loro a decidere se accettare questo “nuovo corso” di Meta o se ribellarsi, magari migrando su altre piattaforme più attente alla tutela delle minoranze e dei diritti umani. Una cosa è certa: sui social, come nella vita reale, non può esistere libertà senza rispetto. E l’odio, in tutte le sue forme, non può e non deve mai essere normalizzato.

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Pubblicato il
8 gen 2025
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