Meta (all’epoca Facebook) ha denunciato NSO Group a fine 2019 per aver spiato migliaia di utenti con il suo tool Pegasus, sfruttando una vulnerabilità di WhatsApp. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che la causa legale può proseguire. L’azienda israeliana aveva chiesto di bloccare tutto in base al Foreign Sovereign Immunities Act. Anche Apple ha presentato una denuncia a fine 2021.
Prima vittoria per Meta contro NSO Group
Il famigerato spyware Pegasus è stato utilizzato dai vari governi durante le operazioni di spionaggio effettuate contro giornalisti, attivisti dei diritti umani e dissidenti. L’indagine denominata The Pegasus Project ha evidenziato che il tool è una vera e propria arma per la sorveglianza di massa. Circa cinque mesi fa è stata svelata l’interfaccia di Pegasus che permette di gestire le numerose funzionalità.
NSO Group aveva chiesto ad un tribunale della California e successivamente in appello di bloccare la causa, invocando l’immunità prevista dal Foreign Sovereign Immunities Act. L’azienda israeliana sosteneva che non può essere giudicata negli Stati Uniti, in quanto opera come agente di governi stranieri. La Corte Suprema ha ora confermato la decisione del tribunale di secondo grado perché l’immunità non è prevista in questo caso.
Un portavoce di Meta ha dichiarato che NSO Group è responsabile delle azioni illegali effettuate con Pegasus. L’azienda israeliana ritiene invece che l’uso del tool da parte dei suoi clienti è legale. NSO Group ha sempre sottolineato che Pegasus viene sfruttato unicamente per prevenire attacchi terroristici, contrastare il traffico di droga e trovare bambini scomparsi o rapiti.