In occasione della giornata europea della protezione dei dati è stato organizzato il convegno “Il Metaverso tra utopie e distopie: orizzonti e sfide della protezione dei dati” che si è svolto questa mattina. Il Presidente dell’autorità Pasquale Stanzione ha evidenziato nel suo intervento i rischi per la privacy derivanti dal metaverso, una tecnologia ancora in stato embrionale, ma che potrebbe cambiare (forse in peggio) la vita digitale degli utenti.
Metaverso: rischi maggiori per i dati personali
Il garante sottolinea che il metaverso avrà un impatto rilevante sulle persone e sulla società. Il neologismo usato nel romanzo Snow Crash di Neal Stephenson è stato ripreso da Mark Zuckerberg per indicare l’evoluzione di Internet, ovvero un mondo digitale in cui l’utente entra attraverso il suo avatar, indossando un visore. Il primo esempio è Horizon World (che non ha ottenuto un grande successo), ma Gartner prevede che nel 2026 una persona su quattro trascorrerà almeno un’ora al giorno nello spazio virtuale.
Secondo il garante, “il volume delle informazioni che potranno generarsi nel metaverso determineranno una raccolta di dati personali non comparabile con quella del web, per quantità ma anche per qualità“.
Vi saranno, infatti, compresi anche dati biometrici veicolati, tra gli altri, da dispositivi indossabili, di cui va impedito ogni utilizzo abusivo. La rilevanza qualitativa e quantitativa dei flussi di dati indurrà a ripensare by design il sistema di raccolta del consenso e le garanzie di trasparenza negli obblighi informativi.
Il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati) offre già solide basi, ma saranno necessarie nuove forme di tutela, considerate le nuove modalità di interazione e la possibilità di raccogliere dati sulle emozioni.
Quale che sia il modello cui si orienterà lo sviluppo del metaverso, è indispensabile l’adozione di alcune garanzie essenziali, volte a impedire che questa dimensione altra, da spazio utopico del possibile, degeneri in un luogo anomico dove impunemente violare diritti.