Durante gli anni ’80 un frammento di meteorite proveniente da Marte è stato ritrovato in Antartide: la notizia è finita su tutte le prime pagine, e il meteorite da quel giorno è stato classificato come ALH84001. La peculiarità di questo meteorite riguardava la presenza di sostanze organiche come carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto e zolfo, depositi molto piccoli che si pensava fossero stati prodotti da esseri viventi.
Subito l’idea dei famosi marziani ha sfiorato i ricercatori: la vita aliena poteva essere realtà, seppur non come vista all’interno dei film. Sogni in frantumi dopo la scoperta di un gruppo di ricerca del Carnegie Institution for Science di Washington, che ha ripreso in mano il campione posseduto dalla NASA e ha analizzato le sostanze con le nuove e moderne tecnologie.
La ricerca con mezzi più moderni ha smentito la scoperta sul frammento di Meteorite di Marte
Il risultato è stato un po’ triste: utilizzando l’imaging su nanoscala, analisi degli isotopi della roccia e spettroscopia è uscito fuori che le molecole di carbonio potrebbero essere nate da processi non biologici. Andrew Steel, uno dei ricercatori che ha partecipato allo studio, afferma:
Analizzare quel campione marziano significa aprire una finestra sui primi processi geochimici che avvennero sui pianeti primordiali e che potrebbero essersi verificati anche sulla Terra. Quel che abbiamo osservato può essere spiegato come materiale organico prodotto in una salamoia che conteneva anidride carbonica che attraversava le rocce magmatiche. Potrebbe essere stata la base, il substrato da cui si sarebbe potuta sviluppare la vita.
Anche sulla Terra avvengono processi simili, che non sono biologici ma riescono comunque a produrre molecole con carbonio. Si chiamerebbe serpentizzazione, fenomeno che si produce quando le rocce ignee, ricche di ferro e magnesio, vengono a contatto con dell’acqua. Anche la carbonatazione potrebbe averle generate, grazie alla reazione tra acqua acida e anidride carbonica.