Alla fine ha prevalso l’offerta di Enel per Metroweb , meno sostanziosa (ma di poco) ma con più spazio per lo Stato per continuare a dire la sua nel futuro della banda ultra-larga. Battuta Telecom Italia, ormai dovremo abituarci a chiamarla TIM, che ha dovuto incassare questa sconfitta che in verità si era fatta sempre più probabile in questi giorni.
Enel ha vinto la contesa con un’offerta che si aggira attorno agli 810 milioni di euro (c’era qualche milione di differenza tra le offerte sul piatto, ma parliamo di un punto percentuale circa), ma soprattutto pare abbia convinto Cassa Depositi e Prestiti (colei che deve cedere le quote di Metroweb) grazie al fatto che la propria offerta era vincolante e che non presupponeva l’acquisizione completa del 100 per cento del pacchetto azionario . In questo modo lo Stato italiano, e quindi il Governo, continueranno a poter indirizzare l’azione di Metroweb con una quota partecipativa ridotta ma comunque significativa.
Il fatto che l’offerta di Enel fosse vincolante, al contrario di quella di TIM, pare abbia giocato come dicevamo un ruolo significativo nella partita: si potrà saltare la fase della cosiddetta due diligence , ovvero le verifiche dei conti che sono prassi in questi casi, e avviare direttamente le procedure di cessione delle quote. In questo modo il programma di cablatura delle zone del cluster A (quello più potenzialmente lucroso e popolato dello Stivale) e del cluster B inizierà quanto prima: Enel ha già avviato un programma annunciato tempo addietro per iniziare i lavori di creazione di una rete FTTH ( fiber to the home ) che dovrebbe garantire velocità fino a 1.000 megabit in oltre 200 città.
Ha pesato nella decisione senz’altro anche l’opinione del Governo : il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva fatto capire piuttosto chiaramente che preferiva la opzione Enel a TIM, soprattutto perché oggi l’incumbent è un’azienda controllata da azionisti francesi, ma anche perché la prospettiva di restare con un piede dentro Metroweb significa poter indirizzare gli investimenti e i lavori in una direzione precisa (e pure nelle aree a fallimento di mercato, probabilmente). Non esattamente un concetto liberista, ma questa è probabilmente una delle motivazioni che hanno contribuito alla scelta finale.
A niente è servito che TIM abbia buttato sul piatto, sul finire della corsa, anche il controllo di Telecom Italia Sparkle da cedere a Metroweb: la società da lei controllata che gestisce gran parte dei cavi sottomarini che portano Internet a spasso per il Mediterraneo, anch’essa strategica per quanto attiene le prospettive della banda ultra-larga, sarà probabilmente oggetto di una trattativa separata se il Governo dovesse ritenere che effettivamente sia opportuno “nazionalizzare” anche questo settore.
Dunque Enel ha vinto questa partita: per “festeggiare”, se così si può dire, ha fatto partire il primo collegamento a 1 gigabit in quel di Perugia , città che d’improvviso si ritrova contesa per essere cablata come mai era stata nessuna città in Italia a queste velocità, visto che poi nelle stesse ore anche TIM sta attivando le prime connessioni sperimentali. TIM, poi, farà lo stesso nei prossimi 6 mesi anche a Milano: non è escluso che l’incumbent possa tirar dritto e realizzare comunque una sua rete in fibra (FTTH) per competere con Enel, che però dal canto suo farà accordi come quello già sottoscritto con Wind per aumentare il suo peso specifico (probabile che a breve venga annunciato qualcosa di analogo con Fastweb). Una situazione paradossale: da un immobilismo quasi assoluto, improvvisamente si è accesa una competizione accanita su una infrastruttura che avrebbe dovuto essere realizzata da tempo.
La scelta di CDP comunque è stata in qualche modo “politica”: per valutarne la bontà non resta che attendere per vedere come si svilupperà il processo di effettiva copertura in banda ultra-larga. Di certo la scelta della Cassa Depositi e Prestiti causerà un contraccolpo sulla redditività e il valore della rete in rame di TIM , destinata comunque all’obsolescenza, ma che comunque per molti anni ancora ci accompagnerà: da questo punto di vista la CGIL si è detta preoccupata per quanto riguarda le ricadute in termini occupazionali nel medio periodo.
Luca Annunziata