È una delle parole chiave ricorrenti di questo 2016: l’informatica a bordo delle automobili è un tema caldo su cui battono in molti, e non passa praticamente giorno senza qualche notizia in merito. Così ieri, nell’arco di poche ore, Waze, Google (che di Waze è anche proprietaria) e un gruppo di ex-googler hanno annunciato tre diverse novità per l’automotive .
Cominciamo dall’ultima novità, una startup chiamata Otto fondata da ex-tecnici di Google, Apple, Tesla e altre aziende del settore: apparentemente non fanno molto di diverso da quanto non stia già facendo Google con la sua auto robotica a guida automatica, fresca tra l’altro di un accordo di partnership con FCA, ma in questo caso la particolarità è che la tecnologia punta a essere applicata ai camion e in generale ai veicoli atti al trasporto delle merci.
Non si parla di motrici o articolati creati da zero: Otto punta a realizzare kit da installare a bordo di modelli già circolanti, e soprattutto il software e l’hardware saranno specializzati nella guida su autostrada che, proprio come da noi, anche negli USA costituisce la maggioranza del tragitto percorso dalle merci su gomma. Il prezzo della soluzione Otto dovrebbe essere contenuto , dicono i suoi fondatori tra cui figura anche un nome noto nel settore come Anthony Levandowski, quindi costituire un semplice optional come tanti altri da scegliere durante l’acquisto della vettura.
Nonostante alcuni ingegneri siano partiti, comunque, a Google ferve ancora il lavoro sulla loro vettura automatica: ora a Mountain View hanno deciso di allargare decisamente lo spettro dei test eseguiti, forse anche in vista dell’accelerazione che la flotta che assemblerà FCA impartirà al progetto, e il lavoro si sta ora allargando anche a guidatori assunti appositamente per valutare e verificare il comportamento delle robot-car , con una prima tornata di assunzioni a tempo che è stata avviata in Arizona dove si svolgeranno molte sperimentazioni che per la prima volta non vedranno a bordo i tecnici di Mountain View.
È il segno comunque che il progetto sta progredendo in modo costante e spedito, e che molto presto queste sperimentazioni potrebbero trasformarsi in realtà (anche se si parla di anni, probabilmente, e non di settimane). Nel frattempo, però, si può già iniziare a sfruttare la tecnologia per migliorare la qualità della guida: chi utilizza Waze, ad esempio, da tempo può sfruttare le informazioni fornite da altri utenti per accorciare i tempi di percorrenza, e ora può anche sfruttare la stessa app per organizzare gruppi di persone che vanno verso la stessa meta e non vogliono arrivarci con tante macchine diverse.
Nella Bay Area, ovvero nei dintorni di San Francisco, Waze ha attivato un servizio sperimentale per il car-pooling : per ora è un servizio che rimane riservato ai dipendenti di alcune aziende, esclusivamente su invito, e servirà a testare i limiti di questo approccio. Lo scopo è ovviamente ridurre l’impatto ambientale del commuting, ovvero dei pendolari che si muovono lungo le strade che circondano la baia e la Silicon Valley, e ricorda quanto già stanno sperimentando Uber e Lyft nella stessa zona: il guidatore riceve una percentuale di quanto spende per la benzina da ciascuno dei passeggeri, e abbatte la quantità di vetture che circolano durante le ore di punta.
Luca Annunziata