MeWe non è certo il social network più noto del mondo online, ma da qui in avanti ne sentiremo parlare. È tra le piattaforme che in queste settimane stanno accogliendo l’esodo dei sostenitori di Trump e degli esponenti più radicali della destra statunitense. Una piattaforma che si pone in qualità di alternativa a quelle tradizionali presentandosi come assolutamente rispettosa della privacy. Ecco ciò che si legge sulla homepage del sito ufficiale.
Basta ads. Basta spyware. Basta prese in giro.
Parler è offline, tutti su MeWe?
La creazione risale al 2012, ma la fase beta si è conclusa solo tre anni più tardi. Le dinamiche non sono troppo dissimili da quelle di Facebook: un feed alimentato dai post, possibilità di creare gruppi legati a un determinato argomento, chat e così via. In seguito all’assalto di Capitol Hill e al giro di vite imposto dalle piattaforme più note (inclusa Parler), le iscrizioni hanno fatto registrare una forte crescita. Oggi conta circa 15 milioni di utenti e il numero è in aumento.
La politica adottata per la moderazione dei contenuti tutt’altro che stringente ha reso MeWe uno dei lidi online prediletti dai complottisti QAnon e da quelli del movimento Stop the Steal che sostengono la teoria dei brogli elettorali alle ultime Presidenziali USA. Il social è stato poi associato ai negazionisti del COVID-19, ai No Vax e ad alcuni gruppi militarizzati dell’estrema destra d’oltreoceano. Nel novembre scorso ha attirato anche una parte dei manifestanti di Hong Kong per via di possibili restrizioni imposte dalla Cina a Facebook.
Doveroso sottolineare come i vertici della società abbiano più volte etichettato questi report come incompleti e tendenziosi poiché è sufficiente una ricerca per scoprire gruppi dalla natura diametralmente opposta: simpatizzanti di Bernie Sanders e delle comunità LGBTQ+. Nel consiglio di amministrazione c’è un certo Tim Berners-Lee, uno che del mondo online ne sa qualcosa.