Tra i primi produttori del settore ad azzardare una tale mossa, ieri Toshiba ha introdotto un notebook che integra un costoso disco a stato solido (SSD) da 512 GB. Si tratta del Portege R600-ST4203 (“Dynabook SS RX2 WAJ” in Giappone), un sistema di fascia alta che corteggia soprattutto professionisti e aziende.
L’R600 ha un display da 12,1 pollici, che lo colloca dunque nella fascia dei subnotebook, ed è equipaggiato con una CPU Core 2 Duo SU9400 da 1,4 GHz, il chipset grafico GMA 4500MHD, 3 GB di memoria DDR2 e una batteria capace di garantire fino a sette ore e mezza di autonomia (secondo il comunicato stampa questo valore salirebbe fino a 9,5 ore, secondo altre fonti la durata dell’accumulatore toccherebbe la soglia dei 720 minuti di durata).
L’SSD da mezzo terabyte integrato nell’unità utilizza memorie NAND flash di tipo Multi Level Cell (MLC), che come noto sono più economiche delle SLC ed offrono performance inferiori. D’altra parte un SSD di questa capacità basato su chip SLC costerebbe quanto metà portatile, e fornirebbe un incremento di performance probabilmente superfluo in una macchina di questo tipo.
Va anche aggiunto che nell’ultimo anno gli SSD basati su memorie flash MLC hanno recuperato parte del gap prestazionale che li divide da quelli che utilizzano chip SLC: il disco a stato solido incluso nell’R600, ad esempio, fornisce una velocità di scrittura sequenziale di circa 180 MB/s e una velocità di lettura sequenziale di 230 MB/s.
Toshiba afferma che l’adozione di un SSD ha permesso non soltanto di incrementare la durata massima della batteria, ma anche di ridurre lo spessore del proprio subnotebook: nella parte centrale questo misura meno di 20 millimetri, e il suo peso è di poco superiore al chilogrammo.
L’R600-ST4203 sbarcherà dapprima sul mercato giapponese, in giugno, dove costerà circa 3100 euro.