Molte tecnologie usate ogni giorno sulla Terra sono state sviluppate durante le missioni spaziali. I veicoli (sonde, rover, lander e altri) usati dalla NASA non necessitano però della potenza di calcolo disponibile nei computer terrestri (ad esempio, Perseverance integra una CPU di 23 anni fa). L’agenzia spaziale statunitense ha ora deciso di affidare a Microchip il compito di progettare un nuovo processore HPSC.
Fino a 100 volte più potente dei chip attuali
Il Jet Propulsion Laboratory della NASA ha scelto Microchip per sviluppare un nuovo processore HPSC (High-Performance Spaceflight Computing) che fornirà una capacità calcolo fino a 100 volte superiore a quella degli attuali computer. L’azienda riceverà un finanziamento di 50 milioni di dollari per progettare entro tre anni il processore che verrà utilizzato per le future missioni sulla Luna e Marte.
L’architettura sarà altamente scalabile, quindi permetterà di bilanciare potenza di calcolo e consumi in base alle necessità delle missioni. Ovviamente dovrà avere una maggiore tolleranza agli errori ed essere più affidabile dei chip attuali. Il chip dovrà resistere alle condizioni estreme presenti nello spazio. Molte attività vengono effettuate senza l’invio di comandi dalla Terra, quindi il processore non dovrà introdurre errori di calcolo che non potranno essere corretti.
Una delle caratteristiche migliori del processore di Microchip sarà l’efficienza energetica. Durante la procedura di atterraggio su Marte, i computer di volo utilizzano un’elevata potenza di calcolo, non necessaria invece per altre attività, come le operazioni scientifiche e gli spostamenti sul pianeta rosso. Il nuovo chip può disattivare alcune funzionalità per ridurre i consumi.
La lentezza con cui le agenzie spaziali aggiornano hardware e software è testimoniata anche dall’uso di Windows 98 come sistema operativo del MARSIS dell’ESA.