Dopo l’annuncio dell’intesa preliminare lo scorso luglio e il ritardo registrato a ottobre , l’accordo decennale tra Microsof e Yahoo! si palesa nella sua forma definitiva come “Search and Advertising Services and Sales Agreement and License Agreement”. I due colossi hanno apposto la firma finale all’intesa , e per cominciare a lavorare assieme dovranno ora attendere soltanto la fine delle indagini da parte delle autorità di controllo statunitense ed europea.
“Microsoft e Yahoo! credono che questo accordo creerà un’alternativa più convincente e sostenibile nella ricerca online che possa offrire ai consumatori, ai pubblicitari e ai publisher una scelta reale, miglior valore e maggior innovazione”, recita il comunicato congiunto delle due ex-nemiche a sugello della partnership da due lustri appena definita.
La speranza, su cui Microhoo! si gioca quattrini, prestigio finanziario e futuro tecnologico, è che la fusione delle divisioni telematiche dei due colossi vada ben oltre l’attuale 11 per cento di market share delle ricerche web globali (28 per cento negli States) sino a intaccare significativamente lo strapotere di Google nel settore (67 per cento globale, 65 negli States).
Quando le indagini di FTC e Commissione Europea avranno dato il loro probabile via libera all’operazione, Yahoo! comincerà a utilizzare il motore di ricerca Bing al posto di quello sviluppato in house e si intascherà la sostanziosa maggioranza (l’88 per cento) dei ricavi provenienti dall’advertising nelle ricerche condotte a partire dai suoi server.
Grazie anche al taglio previsto di 200 milioni di dollari per gli investimenti nella ricerca web (settore che, di fatto, non è più negli interessi di spesa di Sunnyvale), Yahoo! spera di poter incrementare i profitti aziendali annui di 500 milioni di dollari . Stando a quanto ha comunicato il CEO Carol Bartz, inoltre, pare che i pubblicitari stiano ricominciando a guardare con favore alla possibilità di fare business con l’ex-numero uno del web.
“Dio benedica Tiger” ha poi scherzato Bartz, spiegando di aver registrato un aumento di traffico enorme in occasione dei problemi personali del campione del golf mondiale, maggiore di quello verificato alla morte del Michael Jackson e, cosa ancor più significativa, molto più “monetizzabile” dai pubblicitari rispetto al trapasso del re del pop.
Alfonso Maruccia