Luglio 2012, per Micron Technology è tempo di shopping: la multinazionale USA dei chip di memoria (DRAM) si è assicurata il business della nipponica Elpidia con un’operazione dal costo complessivo di 2,5 miliardi di dollari. Ci guadagnano tutti, soprattutto Elpidia che non se la stava passando proprio benissimo.
La società giapponese era infatti in bancarotta – la più massiccia in assoluto per un produttore del Sol Levante, dicono le cronache – e l’appiglio di Micron dovrebbe quantomeno permettere al business e ai dipendenti di continuare a sopravvivere alle condizioni ostili di un mercato non esattamente al massimo della forma.
Per acquisire Elpidia Micron staccherà un assegno “cash” di circa 750 milioni di dollari e trasferimenti annuali successivi da versare fino al 2019. In più, con Elpidia Micron si assicura anche una quota azionaria di maggioranza assoluta (89 per cento) nella gestione della fonderia taiwanese Powerchip Technology.
Gli analisti sono concordi nel definire l’acquisizione come un “un enorme incremento del business di Micron nell’industria delle DRAM”, con una capacità produttiva che viene virtualmente raddoppiata grazie alle nuova “fab” nipponiche.
Micron dovrebbe ora passare dal quarto posto nella classifica dei produttori di chip di memoria (12,2 per cento di market share) al secondo, scavalcando la stessa Elpidia (terzo posto) e Hynix Semiconductor, per andare a infastidire il business di Samsung Electronics. Nella speranza che il mercato dei PC (tradizionale “divoratore” di chip DRAM) torni a essere meno depresso dopo gli ingenti danni provocati all’intera industria elettronica dalle alluvioni in Tailandia dello scorso anno.
Alfonso Maruccia