Redmond (USA) – Microsoft, di questi tempi molto impegnata nella lotta contro la pirateria, sembra decisa a tagliare le gambe ai produttori dei cosiddetti mod-chip , quei chippetti che disattivano diverse protezioni integrate in Xbox e consentono agli utenti di far girare dischi copiati, giochi d’importazione e software non certificato. La soluzione non passerà per le aule dei tribunali, bensì attraverso l’imminente servizio per il gioco on-line denominato Xbox Live .
Secondo quanto si può leggere all’interno dei termini di licenza per l’utente finale che accompagnano il primo kit in versione beta di Xbox Live, Microsoft si riserva il diritto di lasciare fuori dalla porta del suo network tutti quelli che risultino in possesso di una console modificata: per “modificate” s’intendono sia le Xbox su cui sia stato installato un qualche mod-chip, sia quelle il cui BIOS non corrisponda a quello originale.
“Si può accedere a Xbox Live solo con una console Xbox non modificata, ad eccetto per riparazioni o aggiornamenti autorizzati da Microsoft”, recita l’EULA (End-User License Agreement) della versione preliminare del kit per la connessione al servizio di gaming online di Microsoft. “Ogni tentativo di disassemblare, decompilare, creare lavori derivativi, fare reverse engineer, modificare, dare in sub-licenza, distribuire o usare per altri scopi sia l’hardware che il software di questo sistema, è strettamente proibito”.
Per meglio proteggere le sue proprietà intellettuali, e individuare più rapidamente chi non è in regola, nel contratto di licenza Microsoft si riserva anche la possibilità di “procurarsi informazioni sulle Xbox utilizzate per loggarsi su Xbox Live secondo quanto necessario per mettere in atto e proteggere la sicurezza di Xbox Live, e per rafforzare il Contratto”. Quest’ultimo punto è meglio spiegato nella parte del contratto riguardante la privacy, dove si dichiara che la funzionalità di controllo, oltre che servire per aggiornare in automatico il software di Xbox, verrà utilizzata per “proteggere e difendere i diritti o le proprietà di Microsoft”.
Così come ha appena fatto con il Service Pack 1 per Windows XP, Microsoft sembra dunque sempre più favorevole all’utilizzo dei propri servizi basati su Internet come strumento di verifica della regolarità di un prodotto.
Se i termini del contratto si mantenessero tali anche nella versione definitiva di Xbox Live, e Microsoft decidesse di applicare queste restrizioni, il suo servizio potrebbe risultare inaccessibile non solo per chi ha installato un mod-chip e utilizza abitualmente software copiato, ma anche per chi – pur violando le proprietà intellettuali di Microsoft – ha semplicemente modificato il firmware della console per far girare software open source (come Xbox Linux ), copie di backup o programmi sviluppati in proprio.
I produttori di mod-chip sembrano tuttavia poco preoccupati di un’eventuale mossa di questo tipo da parte di Microsoft: secondo alcuni esperti, molti chippetti cracca-Xbox possono infatti essere facilmente “nascosti” agli occhi di Microsoft attraverso una loro temporanea disattivazione o mediante altri trucchetti implementabili con eventuali aggiornamenti del firmware.