Non si chiude la lista di produttori Android finiti nel mirino di Microsoft: Huawei ha confermato di essere stata contattata per stipulare una licenza .
Redmond ha dunque chiesto anche all’azienda cinese di sottoscrivere licenze e di pagare le conseguenti royalty necessarie a coprire l’utilizzo delle sue tecnologie che ritiene violate nei dispositivi Android, e che hanno spinto a stipulare accordi già Quanta, Samsung, HTC, OnkyoCorp, Velocity Micro, Dynamics Itroniz, Acer, Viewsonic, Wistrong e, da ultimo, Compal Electronics . Con quest’ultima azienda Microsoft riferisce di aver licenziato più del 50 per cento degli della produzione statunitense di smartphone Android.
In effetti, calcolando anche che Amazon, Barnes&Noble e, ora, Motorola hanno detto no alle richieste di accordi proposte da Microsoft e sono destinate a risolvere la questione in tribunale, Sony sembra l’unica immune alle accuse di Redmond: forse grazie al suo ricchissimo portafoglio brevettuale e alla collaborazione che la lega ad Apple e BigM, concretizzatasi recentemente con l’acquisto congiunto dei brevetti Nortel.
Huawei non sembra intenzionata a far arrivare la questione in tribunale, tanto che il chief marketing officer Victor Xu ha già confermato che le due aziende sono “impegnate nelle negoziazioni”. Anche se questo non significa per forza che arriveranno ad un accordo: Xu dice anche che la sua azienda ha al suo attivo 65mila brevetti e che quindi è sufficientemente armata per difendere i propri interessi .
L’obiettivo a lungo termine di Huawei è d’altronde ambizioso: punta nei prossimi tre anni a diventare uno dei primi cinque produttori di smartphone e di essere sul podio nei prossimi cinque.
Claudio Tamburrino