Roma – In Nuova Zelanda e in Europa Microsoft ha richiesto la registrazione di un brevetto che, secondo alcuni, potrebbe impedire alle applicazioni di terze parti di aprire i documenti salvati con Office 2003.
L’invenzione, sottoposta allo European Patent Office il 24 aprile 2003, contempla alcuni metodi per “fornire un documento di word-processing in un formato XML nativo che possa essere compreso da un’applicazione che supporta XML o che consenta ad un’altra applicazione o servizio di creare un documento in XML così che l’applicazione di word-processing lo possa aprire come se fosse uno dei suoi documenti”.
Microsoft sta apparentemente tentando di proteggere la proprietà di quei metodi che permettono alle applicazioni di terze parti, come OpenOffice o WordPerfect, di interpretare il dialetto, o schema, di XML utilizzato da Microsoft in Office Word 2003. Una mossa che, secondo alcuni, appare in contrasto con quella politica d’apertura che, verso la fine del 2003, ha portato Microsoft a rendere disponibili i propri schemi XML su Internet con una licenza libera da royalty.
Microsoft afferma però che le due decisioni non sono fra loro in contraddizione.
“Mentre lo standard XML è di per sé gratuito, nulla preclude ad un’azienda di brevettare una specifica implementazione software che includa elementi di XML”, ha affermato il portavoce di Microsoft Mark Martin. “La presenza di questo brevetto in Nuova Zelanda (e Unione Europea, N.d.R.) non va a modificare in nessun modo l’impegno attraverso cui Microsoft ha aperto i propri schemi XML”.
Martin ha poi aggiunto che non avrebbe senso per Microsoft bloccare o intralciare lo sviluppo di uno standard, XML, che “ha attivamente contribuito a far nascere e promuovere”.
La comunità open source rimane però scettica.
“Un volta ottenuta la registrazione di questo brevetto Microsoft guadagnerà esattamente quel tipo di controllo che il Governo sta tentando di annullare”, si legge in commento apparso sul sito della New Zealand Open Source Society (NZOSS). “E’ difficile capire il motivo per cui una qualsiasi azienda dovrebbe decidere di brevettare un formato di file se il suo reale desiderio è quello di rendere possibile una vera interoperabilità”.
Il NZOSS suggerisce poi la possibilità che Microsoft stia tentando di rendere le proprie licenze royalty-free in qualche modo incompatibili con il software GPL. Microsoft non ha tuttavia mai fatto cenno a restrizioni di tal genere e, presso il recente LinuxWorld Expo, ha anzi confermato il proprio impegno nel proseguire la strada dell’interoperabilità. Un impegno a cui lo stesso big di Redmond mette però dei paletti.
“Se ottenere l’interoperabilità significa dover esporre pubblicamente una parte rilevante delle nostre proprietà intellettuali, – ha commentato presso il LinuxWorld Martin Taylor, general manager for platform strategies di Microsoft – dovremo valutare se, per noi, questa sia la cosa più giusta da fare oppure no”.
Negli scorsi giorni Microsoft ha annunciato una revisione dei suoi contratti di licenza relativi ad alcuni protocolli di comunicazione utilizzati in Windows 2000 e XP. Queste modifiche, che ottemperano ad alcune delle richieste fatte dal Dipartimento di Giustizia americano in seno al processo antitrust, dovrebbero facilitare l’accesso delle terze parti ad alcune delle tecnologie di Windows che sono necessarie per sviluppare applicazioni interoperabili via rete con questo sistema operativo.
Con il varo del suo nuovo Microsoft Communications Protocol Program (MCPP), il big di Redmond ha spiegato di aver concesso in licenza un più vasto insieme di protocolli, di cui una ventina liberi da royalty e scaricabili dal sito MSDN.