Microsoft ha ottenuto il diritto di presentare le proprie ragioni alla Corte Suprema in merito ai brevetti software su Custom XML , e stando a come si sono messe le cose la decisione della massima autorità giuridica degli USA dovrebbe avere effetti dirompenti sulle future cause legali in merito ai suddetti brevetti.
Microsoft spiegherà alla Corte Suprema che gli attuali standard legali adottati per dirimere i casi sui brevetti software non sono adeguati alle caratteristiche intrinseche del settore: nelle cause civili, lo “standard di prova” si misura sulla cosiddetta preponderance of the evidence , vale a dire sulla maggior probabilità che i fatti contesi siano veri piuttosto che no.
Per quanto riguarda i brevetti software, invece, la giurisprudenza USA prevede che l’imputato debba fornire prove “chiare e convincenti” che l’infrazione della proprietà intellettuale non c’è stata, uno standard molto più difficile da raggiungere rispetto alla semplice “preponderanza” delle altre cause civili. Per di più, la Corte del Circuito Federale ha deciso di non prendere in considerazione i casi di “prior art” per abbassare lo standard di prova nei casi di infrazione di proprietà intellettuale.
Microsoft, invece, sostiene di aver implementato la tecnologia di editing XML contesa un anno prima che la canadese i4i registrasse la propria richiesta di brevetto, un caso evidente di prior art che le Corti inferiori hanno deciso di non tenere in debita considerazione.
L’importanza degli standard legali per la gestione delle cause sui brevetti software va ben oltre il singolo caso tra Microsoft e i4i” , seppure Redmond abbia tutto l’interesse a stabilire il punto per scongiurare la multa da 300 milioni di dollari e il divieto di vendita delle versioni di Word con il codice Custom XML integrato.
Che le contese legali sui brevetti software trattino accusa e difesa su un piano paritario è interesse dell’industria del codice chiuso come di quella dell’open source, e non a caso Microsoft potrà fare affidamento sul supporto dei sui principali competitor (Apple e Google) come della Electronic Frontier Foundation quando, il prossimo giugno 2011, la Corte Suprema prenderà in considerazione il caso.
Alfonso Maruccia